SAN BENEDETTO - Parco Marino del Piceno, il Governo tira dritto in nome della biodiversità. La novità riguarda l’incarico conferito dal ministero dell’Ambiente all’Ispra Istituto superiore protezione ricerca ambientale, di aggiornare gli studi effettuati tra il 2008 e il 2010 per l’istituzione dell’Area marina protetta, che poi fu sospesa. A dare la notizia è Massimo Rossi promotore del Parco Marino del Piceno: «Questo significa che il Ministero ritiene di andare avanti, che terrà conto delle istanze del territorio e che coinvolgerà tutti nella scelta delle regole, del perimetro dell’area marina protetta. È una strada obbligata, laddove sono state istituite aree marine protette ci sono stati effetti positivi nell’immediato sul turismo ma anche medio termine per le categorie che temono di essere penalizzate».
La protesta
La pesca a strascico è stata al centro della protesta che ha visto Coldiretti e lo stesso ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare al fianco dei marittimi sambenedettesi contro la linea tracciata dall’Unione Europea che vorrebbe ridurre fortemente fino alla riduzione questo tipo di attività, ma solo per le aree marine protette a partire dal 2030.
La zonizzazione
L’area del Parco Marino Piceno deve prevedere un’ampia zona D di sviluppo socio-economico cui la pesca con turbosoffianti dovrebbe essere consentita, mentre le zone escluse sarebbero le aree A, B, e C in corrispondenza della Riserva Sentina e dello scoglio di San Nicola a Grottammare (per un totale di circa quattro chilometri). I comuni interessati ovvero San Benedetto, Grottammare, Massignano, Campofilone ed Altidona stanno chiedendo che nelle zone D, definita di promozione e sviluppo, la pesca venga effettuata con tecniche meno impattanti. L’obiettivo da parte dei comuni è quello di contenere la possibile conflittualità delle categorie economiche interessate alle nuove regole di protezione dell’ecosistema marino. «Già oggi gli operatori fanno grandi sforzi - conclude Rossi - ma le categorie non hanno nulla da temere, devono stare sul tavolo e devono partecipare. Basta disfattismo. È un dovere di tutti noi, istituzioni, cittadini, associazioni concorrere al cambiamento delle nostre abitudini anche in virtù del cambiamento climatico e del deperimento dell’ambiente».