L’università fatta in casa: un iscritto su tre è residente nel Piceno. Il presidente del Cup Massi striglia i sindaci della Vallata

Il polo universitario
Il polo universitario
di Marco Vannozzi
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Lunedì 19 Giugno 2023, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 12:09

ASCOLI - Sono 725 gli studenti residenti nella provincia picena iscritti nelle sedi universitarie di Ascoli e San Benedetto. La cifra equivale ad un terzo del numero complessivo (2.164). Su tutti ci sono gli ascolani (217 iscritti), seguiti dai sambenedettesi (171), poi in terza piazza salgono i residenti di Grottammare (50) e Castel di Lama. Ed è proprio il comune lamense ad avere il miglior rapporto tra iscritti e popolazione, potendo contare su 44 universitari su 8.395 abitanti (0,5%). Ad onor del vero la migliore percentuale vede Palmiano davanti a tutti (0,6%), ma il piccolo comune, con appena 160 abitanti, annovera un solo iscritto nella provincia. 



I dati raccontano una realtà inaspettata: un giovane su tre resta nella sua terra e sceglie l’università made in Piceno.

E questo nonostante si assista ad un drastico calo dell’11% di iscritti ai corsi di laurea della provincia, secondo i dati riferiti al 2021/22. «La problematica coinvolge l’intero territorio. Tutti devono partecipare in maniera attiva. Il nostro obiettivo è far crescere la cultura e la qualità formativa», dichiara Claudio Massi, presidente del Consorzio Universitario Piceno. Le proposte non mancano: a settembre approderanno i corsi di laurea Unicam “Arti, industrie creative e beni culturali” e “Paesaggio ed agricoltura”, all’interno della Scuola di Architettura, poi all’ombra delle Cento Torri arriverà il corso di laurea in “Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia” della Politecnica delle Marche. 

Il Comitato


Nelle ultime settimane si è anche costituito il Comitato spontaneo per l’Università nel Piceno, protagonista di una raccolta firme: oltre duemila quelle già raggiunte per l’attivazione di corsi universitari innovativi. «Non so quanto sia utile. Anche io vorrei che l’offerta fosse ampliata, ma dobbiamo innanzitutto pensare ai servizi. Incardinare nuovi corsi di laurea non è poi così semplice. C’è tutta una procedura complessa da seguire. Non è affatto uno scherzo», afferma Massi. Il Consorzio va quindi avanti con decisione nella sua mission: «Puntiamo sul dialogo con la realtà sociale ed economica del territorio, promuovendo l’università come interlocutore propositivo in grado di offrire risposta alle esigenze del sistema culturale e produttivo – spiega il presidente -. Nei prossimi giorni abbiamo in programma incontri con i dirigenti scolastici, imprese, associazioni di categoria e associazioni giovanili. Il Consorzio è il collante».

Non manca l’approccio con la parte istituzionale. «Fioravanti e Spazzafumo credono fermamente nell’aumento della qualità formativa. Ho qualche problema con i sindaci della Vallata – sottolinea Massi -. Lamentano forse uno scarso coinvolgimento oppure la perdita della sede universitaria di Spinetoli, ma il Consorzio non ha responsabilità. Invito tutti a prendere coscienza soprattutto dell’importanza del corso in sistemi agricoli innovativi: è un’opportunità enorme per il nostro territorio. Il corso ha 27 studenti, 17 matricole e 10 iscritti al secondo anno. Spero in un forte incremento». 

Questione non trascurabile è l’assenza di uno studentato. Definita una strategia comune con l’Arengo finalizzata al recupero dell’edificio dell’ex Maternità e la sua funzionalizzazione a residenza universitaria con l’ipotesi di 76 posti letto. «L’iter è avviato. Si dovrà attendere, mentre noi ne avremmo bisogno subito». E infine la lotta al decremento demografico. «Bisogna investire su qualità e formazione - sostiene Massi -. Il lavoro si costruisce». 
 

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