«Crac Saco, calunnie ai curatori fallimentari». Sotto processo finiscono l’imprenditore Santarelli e l’avvocata Marini

Il tribunale di Ascoli
Il tribunale di Ascoli
di Luigi Miozzi
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Giovedì 12 Ottobre 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 07:13

ASCOLI - Avrebbe accusato i curatori nominati dal tribunale nel fallimento del gruppo Saco di non fare gli interessi dei creditori. E così a finire sul banco degli imputati è stata l’avvocata ascolana Fenizia Marini nei cui confronti la Procura di Ascoli ipotizza il reato di calunnia. Con lei a processo, con la stessa accusa, è finito anche Pietro Santarelli dal momento che l’avvocato Marini agiva in qualità di legale dell’imprenditore ascolano.

I fatti prendono le mosse a seguito dell’apertura della procedura di fallimento della impresa ascolana e del crac di oltre 200 milioni di euro che ne è scaturito. 

 


 
La sezione fallimentare del tribunale di Ascoli, allora presieduta dal giudice Pietro Merletti, nominò tre curatori: Filippo Di Leonardo, Giovanni Silvestri e Mario Volpi. Secondo quanto sostenuto dall’accusa, l’avvocato Fenizia Marini avrebbe accusato i tre professionisti nominati dal giudice di non fare gli interessi dei creditori, ovvero di favorire alcuni di essi in particolare.

Ed inoltre, avrebbe anche sostenuto che i tre curatori avrebbero agito tenendo conto anche delle loro parcelle. Tesi che avrebbero potuto far concretizzare il reato di interesse privato del curatore, previsto dalla legge fallimentare e punito da due a sei anni di reclusione.

La Procura

Per la Procura di Ascoli, invece, quando sostenuto dall’avvocato Marini e di conseguenza anche dal suo assistito Pietro Santarelli, non avrebbe alcun fondamento andando contro a evidenze significative che sarebbero emerse dal comportamento professionale tenuto dai tre curatori. Ieri mattina nell’aula delle udienze penali del tribunale di Ascoli era previsto l’inizio del processo nei confronti dell’imprenditore Pietro Santarelli e dell’avvocato Fenizia Marini difesa dal collega Massimino Luzi per calunnia nei confronti dei tre professionisti rappresentati in giudizio dall’avvocato Francesco De Minicis. Il procedimento penale, essendo stato erroneamente convocato davanti al collegio giudicante, è stato rinviato al giudice monocratico, Angela Miccoli a dicembre.

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