Ascoli, in aula il caso dei falsi documenti per naturalizzare giovani calciatori stranieri, ma l'imputato è assente

Il palazzo di giustizia
Il palazzo di giustizia
di Luigi Miozzi
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Giovedì 14 Dicembre 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 07:05

ASCOLIÈ stato nominato un consulente tecnico d’ufficio per accertare se le condizioni di salute di uno dei tre imputati accusati a vario titolo di corruzione, falso in atto pubblico e usurpazione di funzioni pubbliche, a seguito dell’inchiesta sulla naturalizzazione di giovani provenienti dall’America Latina, siano tali da poter sostenere il procedimento penale a suo carico.

 

La perizia

Il giudice del tribunale di Ascoli, ieri mattina, ha aggiornato il processo al prossimo 10 gennaio dando mandato al dottor Pietro Alessandrini di eseguire le operazioni periziali.

L’inchiesta portata avanti dalla Procura di Ascoli per fatti riconducibili al periodo tra il 2011 e il 2014 quando i tre imputati, tra cui anche due dipendenti del Comune di Spinetoli, secondo l’accusa, avrebbero consentito ad una trentina di giovani provenienti soprattutto dall’Uruguay e dall’Argentina di ottenere la residenza nel Comune di Spinetoli.

Nell’udienza di ieri, si sarebbero dovuti ascoltare tre testimoni indicati dal difensore di uno dei tre imputati ma in apertura di udienza il giudice è stato messo al corrente delle condizioni di salute di uno di questi che non gli ha consentito di essere presente in tribunale. Conseguentemente, lo stesso giudice ha ritenuto di dover nominare il primario della medicina legale dell’ospedale Mazzoni di Ascoli, il dottor Pietro Alessandrini, che dovrà accertare se l’imputato è nelle condizioni di poter sostenere il processo.

I legami

Secondo gli investigatori persone esperte avrebbero controllato nel curriculum dinastico delle persone, fino ad arrivare alla sesta generazione, alla ricerca di un minimo legame parentale con cittadini italiani. Una volta individuato il legame si avviano le procedure burocratiche per naturalizzare il giovane calciatore. Sembrerebbe sia stato accertato che alcuni parenti effettivamente avessero la residenza in Italia, in particolare in Abruzzo e Marche. L’udienza è stata quindi aggiornata al 10 gennaio.

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