Fiocinata al cuore dopo una lite in strada a Sirolo: chiuse le indagini. «Klajdi è morto subito»

Fiocinata al cuore dopo una lite in strada a Sirolo: chiuse le indagini. «Klajdi è morto subito»
Fiocinata al cuore dopo una lite in strada a Sirolo: chiuse le indagini. «Klajdi è morto subito»
di Federica Serfilippi
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Sabato 6 Aprile 2024, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 11:20

SIROLO Colpito e ucciso con una fiocinata dopo la lite in strada: la procura chiude le indagini. Omicidio volontario aggravato dai futili motivi il reato contestato a Fatah Melloul, il 28enne algerino in carcere dal giorno del delitto, avvenuto nel pomeriggio dello scorso 27 agosto, in via Cilea, a Sirolo. A perdere la vita è stato il 23enne albanese Klajdi Bitri, raggiunto al cuore dal dardo di una fiocina impugnata dal nordafricano. Con l’avviso di conclusione delle indagini, il 28enne - attualmente recluso nel carcere di Bologna - potrà depositare una memoria difensiva oppure farsi interrogare dal pm Marco Pucilli. 

La consulenza

Prima della chiusura della fase preliminare, è stata depositata dal medico legale Loredana Buscemi la relazione sull’esito dell’autopsia: Bitri è stato colpito una sola volta, ma la ferita al cuore gli è stata letale.

Il giovane albanese è morto in pochi secondi. Nonostante la lesione al cuore (la punta del tridente ha avuto una penetrazione di due centimetri), la perdita di sangue sarebbe stata impercettibile. Come rilevato dall’autopsia, sul corpo del 23enne non sono state trovate ferite aggiuntive, sintomatiche di un’aggressione manuale a colpi di fucile. Melloul, poco prima di azionare il colpo, si trovava «ad una distanza compresa fra 80 cm (lunghezza del fucile) e 247,5 cm (tiro utile) dal Bitri», colpito frontalmente.

La ricostruzione

Quel pomeriggio, tutto era partito da una lite tra automobilisti. Stando a quanto emerso all’epoca, il 23enne albanese, insieme al fratello e a un’altra persona, era intervenuto per difendere il suo ex datore di lavoro, preso a calci e pugni da Melloul perché la moglie si era attardata troppo alla rotatoria. Per l’accusa, l’operaio algerino avrebbe voluto vendicarsi di quella intromissione: così sarebbe andato in auto a prendere il fucile subacqueo con cui poi ha trafitto Klajdi. Il nordafricano aveva ripreso la fiocina, montando in auto e allontanandosi fino a Falconara. Qui, in spiaggia, la cattura da parte dei carabinieri. «Come l’ho ucciso? Noooo». Era stato l’urlo del 28enne, che non si sarebbe accorto - questo almeno sostiene - di aver ferito a morte il giovane albanese, residente con il fratello nel capoluogo dorici.

L’algerino, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sempre sostenuto l’involontarietà del gesto: non voleva uccidere il 23enne. Dopo la chiusura delle indagini, ci sono due vie: o la poco probabile richiesta di archiviazione o la quasi scontata richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm. La famiglia della vittima è assistita dall’avvocato Marina Magistrelli.

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