SIROLO Colpito e ucciso con una fiocinata dopo la lite in strada: la procura chiude le indagini. Omicidio volontario aggravato dai futili motivi il reato contestato a Fatah Melloul, il 28enne algerino in carcere dal giorno del delitto, avvenuto nel pomeriggio dello scorso 27 agosto, in via Cilea, a Sirolo. A perdere la vita è stato il 23enne albanese Klajdi Bitri, raggiunto al cuore dal dardo di una fiocina impugnata dal nordafricano. Con l’avviso di conclusione delle indagini, il 28enne - attualmente recluso nel carcere di Bologna - potrà depositare una memoria difensiva oppure farsi interrogare dal pm Marco Pucilli.
La consulenza
Prima della chiusura della fase preliminare, è stata depositata dal medico legale Loredana Buscemi la relazione sull’esito dell’autopsia: Bitri è stato colpito una sola volta, ma la ferita al cuore gli è stata letale.
La ricostruzione
Quel pomeriggio, tutto era partito da una lite tra automobilisti. Stando a quanto emerso all’epoca, il 23enne albanese, insieme al fratello e a un’altra persona, era intervenuto per difendere il suo ex datore di lavoro, preso a calci e pugni da Melloul perché la moglie si era attardata troppo alla rotatoria. Per l’accusa, l’operaio algerino avrebbe voluto vendicarsi di quella intromissione: così sarebbe andato in auto a prendere il fucile subacqueo con cui poi ha trafitto Klajdi. Il nordafricano aveva ripreso la fiocina, montando in auto e allontanandosi fino a Falconara. Qui, in spiaggia, la cattura da parte dei carabinieri. «Come l’ho ucciso? Noooo». Era stato l’urlo del 28enne, che non si sarebbe accorto - questo almeno sostiene - di aver ferito a morte il giovane albanese, residente con il fratello nel capoluogo dorici.
L’algerino, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sempre sostenuto l’involontarietà del gesto: non voleva uccidere il 23enne. Dopo la chiusura delle indagini, ci sono due vie: o la poco probabile richiesta di archiviazione o la quasi scontata richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm. La famiglia della vittima è assistita dall’avvocato Marina Magistrelli.