ANCONA Due accertamenti tecnici irripetibili: uno per trovare tracce biologiche nell’auto utilizzata per la fuga da Sirolo a Falconara. L’altro per testare la funzionalità dell’arma del delitto: una fiocina a tre punte. Sono i passi compiuti dalla procura nell’ambito dell’inchiesta nata dopo la morte del 23enne albanese Klajdi Bitri, ucciso in strada a Sirolo con una fiocina che l’ha colpito in pieno petto.
L’accusa
Per il delitto, avvenuto al culmine di un litigio tra automobilisti, è finito a Montacuto il 27enne algerino Fatah Melloul, accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
Il primo approfondimento riguarderà l’Opel Zafira che trasportava l’algerino. I carabinieri del Nucleo Investigativo sono stati incaricati di ricercare eventuali impronte e tracce biologiche sul veicolo, sull’arma, sugli indumenti e sul telo da mare che si trovava nell’abitacolo. Tutti i reperti, attualmente sotto sequestro, verranno poi inviati al Ris di Roma per un’analisi approfondita. Dovrà anche essere testata la lesività, la funzionalità e il corretto funzionamento dell’arma del delitto: un fucile subacqueo a tre punte, di libera vendita e acquistabile per poco più di 50 euro. Se lo volessero, le parti potrebbero nominare dei loro consulenti. Per l’indagato, ci sono gli avvocati Davide Mengarelli e Giovanni Marziali. Per i familiari della vittima il legale Marina Magistrelli.
Stando alla ricostruzione della procura, Bitri sarebbe intervenuto in via Cilea per difendere un suo amico che stava discutendo con l’algerino per questioni legate alla circolazione stradale. Dopo essere stato raggiunto da un pugno, il 27enne avrebbe preso la fiocina dall’auto per usarla contro il giovane operaio. È morto all’istante.
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