Attentati incendiari all’azienda rivale: il piromane delle trivelle va a processo

Attentati incendiari all’azienda rivale: il piromane delle trivelle va a processo
Attentati incendiari all’azienda rivale: il piromane delle trivelle va a processo
di Federica Serfilippi
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Martedì 27 Giugno 2023, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 13:56

OSIMO Un incendio appiccato, con un danno da oltre 400mila euro, e uno - per fortuna - rimasto solo tentato. È entrato nel vivo ieri mattina il processo nei confronti dell’imprenditore osimano di 65 anni denunciato dai carabinieri nel 2018 per i blitz incendiari ai danni della Geax, ditta specializzata in trivellazioni. Stando alla procura, il piromane aveva agito per mettere in difficoltà la ditta rivale e risollevare le sorti della propria. 


I testimoni


Il titolare della Geax si è costituito parte civile con l’avvocato Riccardo Leonardi e ieri, davanti al giudice Corrado Ascoli, ha ripercorso in particolare l’incendio risalente alla serata del 4 marzo del 2017, quando erano andati distrutte due trivelle del valore complessivo di 430mila euro.

Per entrare nell’azienda, il piromane aveva praticato un foro nella recinzione, gettando poi una tanica di benzina sui mezzi. 


Il 22 marzo del 2018 c’era stato il secondo blitz, ripreso dalle telecamere di cui, nel frattempo, s’era dotata la Geax. Stando alla ricostruzione dei carabinieri di Osimo, il piromane aveva prelevate due delle cinque taniche precedentemente occultate in un terreno vicino all’azienda per cercare poi di appiccare il fuoco. Il raid non era riuscito per la presenza della vigilanza privata e di una telecamera ai raggi infrarossi. 


Nelle taniche, che erano state trovate in precedenza dal titolare della Geax in un canneto limitrofo all’azienda, i carabinieri avevano installato il Gps. Che si era attivato in concomitanza del blitz rimasto solo tentato, innescando il pedinamento dei carabinieri, i quali avevano poi stretto il cerchio attorno al 65enne. Nella sua auto, erano stati trovati e sequestrati vari indumenti: passamontagna, stivali sporchi di fango e giacca mimetica. Gli stessi, dice la procura, immortalati dalle spycam. L’imputato, difeso dall’avvocato Maria Francesca Di Ciommo, respinge le accuse. Udienza aggiornata.

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