Manifattura tabacchi, due trattative
ma novanta lavoratori in ansia

Manifattura tabacchi, due trattative ma novanta lavoratori in ansia
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Martedì 13 Novembre 2018, 08:45
CHIARAVALLE - Novanta lavoratori ed altrettante famiglie sono col fiato sospeso per la sorte della manifattura tabacchi. Sono giorni cruciali per il futuro della storica azienda che ha dato il benessere e l’emancipazione a Chiaravalle ed a tutto il territorio. «Siamo amareggiati – dicono Giorgio Catacchio della Cgil, Claudio Sbarbati della Uil e Giuseppe Giorgetti della Cisl –, i curatori fallimentari non ci hanno voluto ricevere dopo l’apertura delle buste per l’affitto della manifattura avvenuta il 5 novembre quando hanno dieci giorni di tempo per incontrare i due soggetti interessati all’affitto. Nessuno di noi vuol mettere becco sulla questione finanziaria ma i lavoratori hanno diritto di sapere quali sono i contenuti relativi all’occupazione e al progetto industriale correlati alle due proposte. Abbiamo il diritto di conoscere se le due proposte di affitto per due anni prevedano la cassa integrazione o eventuali assunzioni, il potenziamento delle strutture, della rete commerciale e delle attività. L’area è vastissima e si può sospettare ci siano interessi immobiliari in chi affitta». 

Un anno fa il tribunale fallimentare di Ancona aveva revocato la procedura di concordato preventivo dichiarando il fallimento dell’azienda. Evidenti i problemi di natura sociale e occupazionale visto che nella manifattura di Chiaravalle lavorano una novantina di addetti molti dei quali giovani con famiglie e figli a carico. Tra le due proposte di affitto, una proviene da un gruppo che fa capo ad un imprenditore inglese di origine araba e da un imprenditore svizzero che hanno incontrato i lavoratori. 

«Questo gruppo ci ha presentato la sua proposta – dicono i sindacalisti – che abbiamo ritenuto positiva e che garantirebbe un incremento della produzione. Avremmo voluto che le due proposte ci venissero illustrate dai curatori, Francesco Tardella e Paolo Di Paolo, che erano i commissari che hanno decretato il fallimento della manifattura ma non ci hanno voluto ricevere. Contatteremo il prefetto».
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