Il delitto di Sartini: «Bisognava sentire la prostituta, è lei la testimone chiave»

Il delitto di Sartini: «Bisognava sentire la prostituta, è lei la testimone chiave»
Il delitto di Sartini: «Bisognava sentire la prostituta, è lei la testimone chiave»
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Martedì 11 Febbraio 2020, 06:50

CHIARAVALLE  - «Il giudice di appello avrebbe dovuto rinnovare l’istruttoria al fine di ascoltare direttamente» la prostituta «in quanto la sua testimonianza era stata valutata rilevante ai fini della pronuncia assolutoria dal giudice per l’udienza preliminare».

La sua deposizione «ha carattere oggettivamente decisivo, perché costei appare come l’unica persona in grado di fornire informazioni in merito al luogo in cui si trovava l’imputato nell’arco temporale in cui i fatti si sono svolti». Sono parte delle motivazioni con cui la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a 16 anni che la Corte di Appello di Ancona ha inflitto a Cornel Nicolae Nica, il 26enne romeno accusato di aver ucciso e rapinato nel 2014 il pensionato Giancarlo Sartini, in via Circonvallazione, a Chiaravalle. Nica, in primo grado, era stato assolto in abbreviato «per non aver commesso il fatto». 

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Con l’annullamento del verdetto dei giudici del tribunale di via Carducci, gli ermellini hanno disposto un nuovo processo che si terrà nella Corte d’appello di Perugia. La prima udienza non è stata ancora fissata. Nel frattempo, sono uscite le motivazioni con cui la Cassazione ha deciso di rimettere le carte in tavola. Essenzialmente, la questione principale è una: il non aver ascoltato, in secondo grado, la testimone chiave. La prostituta romena stando alla difesa (Marina Magistrelli e Simeone Sardella), aveva passato del tempo con Nica la notte dell’omicidio, tra il 26 e il 27 dicembre 2014, stando con lui anche nell’arco temporale in cui è stata collocata la morte del pensionato, preso a sprangate mente dormiva nel suo letto. Il giudice d’appello «motiva in modo non convincente l’affermazione della inutilità di un ascolto della» testimone – si legge nella sentenza – e viene indicata in «modo generico la irreperibilità, senza dichiarala formalmente né sulla base di adeguate ricerche». Tra l’altro, anche le motivazioni del verdetto di condanna ruotavano attorno alla squillo: per l’appello l’uccisione sarebbe stata perpetrata da Nica proprio per pagare la prestazione della lucciola. L’invito della Cassazione alla Corte d’Appello di Perugia è il rinnovo dell’istruttoria «per colmare le lacune emerse dal provvedimento annullato». 

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