L'incubo siccità, l’Esino che non c’è più e un patto per salvarlo: «Rischia di prosciugarsi»

L'incubo siccità, l’Esino che non c’è più e un patto per salvarlo: «Rischia di prosciugarsi
L'incubo siccità, l’Esino che non c’è più e un patto per salvarlo: «Rischia di prosciugarsi
di Gianluca Fenucci
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Venerdì 24 Giugno 2022, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 09:48

JESI  - «La siccità? C’è, si vede ed è grave anche più degli anni scorsi che si era già a livello di guardia: è urgente attuare interventi per contrastare le future estati siccitose che avranno effetti sempre più pesanti». David Belfiori è dal 1997 il direttore della Riserva Regionale di Ripa Bianca a Jesi. Conosce il fiume Esino come le sue tasche.

Proprio ieri, insieme al geologo Andrea Dignani, Belfiori ha provveduto alla misurazione della portata dell’Esino e i risultati confermano che l’Esino è in secca. «Siamo intorno ai 2 metri cubi d’acqua al secondo, sotto le medie storiche di portata dell’Esino in questo tratto nel mese di giugno». 


Il fiume in secca
Significa che il letto del fiume è in secca, a causa di eventi come i cambiamenti climatici e un’estate particolarmente siccitosa.

Ciò che cambia è che le estati sono sempre più secche e occorre prendere provvedimenti urgenti, pena la morte del fiume. «Si dovrebbero fare diverse cose, partendo da un fiume con ecosistemi conservati meglio, più naturali, con aree di laminazione, con golene, con foreste ripariali che riescono a trattenere l’acqua con un effetto spugna e a rilasciarla gradualmente nel fiume e quindi a compensare gli eventi di estrema siccità». Belfiori si concentra anche sul miglioramento dell’irrigazione in agricoltura, sia con sistemi più efficienti, tipo quello goccia a goccia che riduce di molto lo spreco oppure con colture meno idroesigenti.

«Si potrebbero avviare sperimentazioni e progetti per il riutilizzo delle acque di depurazione e quindi evitare di prendere acqua dal fiume o prendere acqua dalla falda; si deve anche combattere lo spreco, che in Italia mediamente disperde lungo le condotte il 42% dell’acqua, e occorre combattere l’inquinamento dei prodotti chimici. C’è sempre meno acqua: non si può continuare come se tutto fosse normale».


Il sindaco di Jesi Massimo Bacci è preoccupato per la siccità del fiume ma sottolinea la sottoscrizione del contratto del fiume Esino, uno strumento di programmazione che coinvolge 24 comuni del territorio, oltre ad aziende e privati. «E’ un’iniziativa alla quale hanno partecipato Regione, Provincia, Consorzio di Bonifica delle Marche, Riserva regionale di Ripa Bianca di Jesi, il parco regionale Gola della Rossa, numerose associazioni ambientaliste e aziende come Loccioni e le Terme di Frasassi che permette di programmare in maniera strategica la tutela e la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione del fiume. Si rimette l’acqua nella sua centralità e si promuove un utilizzo sostenibile e la riqualificazione ecologica dell’Esino. Jesi ha anche recentemente intercettato un contributo della Regione di 500 mila euro per sistemare una parte della sponda del fiume, alla Riserva di Ripa Bianca, dove negli anni scorsi l’Esino era spesso esondato. In ogni caso occorre rendersi conto che le secche attuali minano pesantemente il fiume e dobbiamo fare di più».


Previste 138 azioni
Anche Andrea Alcalini e Valentina Barchiesi, assessori ai lavori pubblici di Chiaravalle e Falconara, evidenziano la validità del contratto dell’Esino che prevede 138 azioni, alcune delle quali già avviate. A Falconara è quasi completato l’intervento di regimazione idraulica e riduzione delle criticità dei fossi San Sebastiano, Rigatta e Cannettacci e nei due comuni proseguono le opere per la realizzazione di altre piste ciclabili lungo le sponde del fiume.


«Stiamo lavorando su un progetto di riforestazione urbana e valorizzazione del verde – dice Alcalini - presentato da Enrico Bartolucci, Tommaso Cecchini e Daniele Rabboni, tre giovani chiaravallesi». Tutti interventi per valorizzare un corso d’acqua fondamentale per il territorio.

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