Le associazioni di categoria: «Ancona è ai margini, conta poco. Avanti con le fusioni»

Le associazioni di categoria: «Ancona è ai margini, conta poco. Avanti con le fusioni»
Le associazioni di categoria: «Ancona è ai margini, conta poco. Avanti con le fusioni»
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 27 Settembre 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 11:38

ANCONA «Nei tavoli nazionali un comune di 98mila abitanti conta poco o nulla. Basta con i particolarismi: avanti tutta con la Grande Ancona». Il tema dell’istituzione di una città metropolitana trova la sponda bipartisan delle associazioni di categoria, d’accordo sulla necessità impellente di estendere i confini amministrativi del capoluogo per elevarne la competitività e il peso politico. 

Il competitor

La proposta del sindaco Daniele Silvetti, rilanciata dal Corriere Adriatico, va accolta senza esitazione, secondo Pierluigi Bocchini. «Pescara insegna - avverte il presidente di Confindustria Ancona -: il nostro competitor sull’Adriatico è già partito ed è più avanti di noi. Siamo favorevoli, come primo step, alla fusione di Ancona con tutti i comuni che vanno da Falconara a Chiaravalle, fino ad Osimo e che da soli non hanno capacità attrattiva. Avere una metropoli da 250mila abitanti significherebbe assicurare al nostro territorio una maggiore visibilità sui radar nazionali, con ricadute positive a partire dall’assegnazione delle risorse, come quelle del Pnrr». 
Piccolo sarà pure bello, ma non funziona più. «Serve uno scatto per diventare grandi - incalza Maurizio Paradisi, presidente di Cna Ancona - perché solo così si avrà una voce diversa rispetto a chi non ascolta il territorio.

Tempo fa come Cna suggerimmo l’accorpamento dei comuni in Vallesina: siamo felici che ora questo input parta da Ancona». I vantaggi? Infiniti, secondo Paradisi. «Ottimizzazione dei servizi, riduzione degli sprechi e dei doppioni tra i vari comuni grazie all’accentramento organizzativo, condivisione del know-how». Un esempio plastico per rendere meglio il concetto: «Nel 2017 la fusione di tutti i Confidi ha permesso di creare la società Unico, che opera a supporto delle imprese ed è diventata la più importante del centro-sud Italia, tanto da attrarre altre regioni e divenire un punto di riferimento per Banca d’Italia». 

L’obiezione

I critici obiettano: che fine farà l’identità dei piccoli comuni? Bocchini mette a tacere i titubanti. «Chi ha sete di autonomia vuole il male della provincia perché rischia di farci rimanere dei nani al cospetto di giganti che fanno incetta di risorse - evidenzia il numero uno di Confindustria Ancona e patron della Clabo -. Certi timori sono incomprensibili: non va sacrificato ogni presidio amministrativo, si tratta piuttosto di avere una visione d’insieme, seguendo un’aggregazione che nell’hinterland anconetano, a livello urbanistico, è già realtà». Le ricadute positive, in termini pratici, sarebbero clamorose, secondo Bocchini. «Basti pensare alla riorganizzazione delle aree industriali e ai sistemi di collegamento: oggi è tutto complicato per le resistenze e gli interessi dei singoli comuni». 
La vera sfida è proprio questa: vincere la ritrosia dei “campanili”. «La politica li abbatta - esorta Paradisi -, qui nessuno vuol cancellare i nomi o la storia delle città, ma si vuole creare una prospettiva». Bocchini promette: «Come Confindustria faremo un’opera di moral suasion per far sì che gli amministratori locali comprendano l’importanza del tema e si uniscano al processo di costituzione di un’Ancona metropolitana, unica vera ancora di salvezza». 

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