I sindaci di Senigallia, Osimo e Jesi: «Unioni sì, fusioni no. Aggregare i servizi fra città omogenee»

I sindaci di Senigallia, Osimo e Jesi: «Unioni sì, fusioni no. Aggregare i servizi fra città omogenee»
I sindaci di Senigallia, Osimo e Jesi: «Unioni sì, fusioni no. Aggregare i servizi fra città omogenee»
di Giacomo Quattrini e Fabrizio Roamgnoli
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Martedì 26 Settembre 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 06:52

ANCONA Sì all’unione, ma a due condizioni: mantenere autonomia politica e connettere territori omogenei. Perché, si sa, le Marche sono la terra dei campanili e, come evidenzia Simone Pugnaloni, primo cittadino di Osimo, «non è mai facile andare oltre, specie tra la nostra città e Castelfidardo: meglio un percorso più graduale, non l’incorporazione». Insomma, per i sindaci della provincia pensare ad una “Grande Ancona” è ancora presto, benché la strada della sinergia e dell’integrazione tra i servizi per la cittadinanza appaia l’unica percorribile, se l’obiettivo dei piccoli Comuni è sopravvivere. 

 


L’esempio 


Pugnaloni lo ammette. «Bisognerebbe seguire l’esempio della Grande Pescara».

Con un però. «Osimo non la vedo dentro una Grande Ancona, semmai come Comune capofila della Valmusone, come è già adesso per l’Ast 13 o per l’organizzazione delle forze dell’ordine. Seguirei quei confini». Ecco il campanilismo di cui sopra, che Pugnaloni non nasconde. «Il mio messaggio non è quello di chi vuole espandere i propri confini - puntualizza - ma di proporre più collaborazioni tramite le società partecipate, ampliando i servizi congiunti per ammortizzare le spese. Già lo facciamo con la Asso a Offagna e con Osimo Servizi a Camerano».

Ma le precedenti esperienze - gestione congiunta tra polizie locali di Osimo, Castelfidardo e Offagna - non hanno avuto successo. «Ci vuole coraggio» ha detto Silvetti, che sogna un’Ancona metropolitana per raggiungere un bacino d’utenza di 150mila abitanti. Perché l’unione fa la forza. Ma superare lo steccato delle autonomie non sarà facile. «Alle fusioni fra Comuni non ho mai creduto, ma all’aggregazione di servizi e funzioni, in grado di fare massa critica e migliorarli, assolutamente sì - è l’opinione di Lorenzo Fiordelmondo, sindaco di Jesi -. È un’azione di geopolitica territoriale su cui ci stiamo muovendo. Abbiamo tre contenitori che agiscono con efficacia secondo questa logica: l’Asp nella sua vocazione all’erogazione dei servizi sociali; JesiServizi che si è allargata nel tempo ad altri Comuni, come Fabriano; la Fondazione Pergolesi Spontini che in campo culturale è un punto di dialogo fra città. E c’è la grande partita che si sta giocando sulla gestione dei rifiuti sul territorio». 


La razionalizzazione 


«Unione sì, fusione no». C’è una bella differenza, che Massimo Olivetti, sindaco di Senigallia, pone in risalto. «Le unioni possono garantire una visione complessiva dell’area in cui agiscono e riescono a scongiurare il pericolo di far percepire al cittadino un allontanamento della strutture amministrative - spiega -. La fusione è una soluzione che va nell’ottica di una razionalizzazione dei servizi, tuttavia la caratteristica della nostra regione è proprio quella della peculiarità delle singole realtà: potrebbero fondersi solo se ci fossero delle omogeneità, circostanza che non sempre si verifica. Sono dunque favorevole a una progressiva unione fra territori omogenei, come quelli della valle del Misa e del Nevola, ma senza creare un accentramento di potere che rischiano di portare a dimenticare le aree più lontan

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