FERMO - Il settimo giorno di silenzio stampa in casa Fermana è stato comunque scandito dalle parole dell’ex patron, ex presidente ed ex main sponsor del club Maurizio Vecchiola. Non essendo un tesserato, il dipendente a contratto di Eni, ad della Finproject - dopo giorni di riflessioni a seguito di uno striscione in suo onore comparso nei pressi del Recchioni - ha rilasciato un’intervista esclusiva al collega Raffaele Vitali, direttore de “LaProvinciadiFermo.com”, chiarendo il rapporto con la Fermana. Dal prossimo campionato il suo marchio Extralight non comparirà più sulle maglie gialloblù. Un modo, questo, per responsabilizzare una società di cui non fa più parte da anni.
Indietro non si torna
«Era giusto dare un segnale forte di modo che i soci e il tessuto territoriale prendessero coscienza senza più pensare che sia sempre la stessa persona a pagare e dover garantire per le scelte fatte da altri – le parole di Vecchiola -. Non mi sono mai defilato, ci tengo a ribadirlo, la società lo sa. Mi auguro però che l’impresa dell’iscrizione andata a buon fine sancisca un cambio di rotta con piena assunzione della responsabilità e del controllo sulla gestione del club. Io sono fuori dalla vita societaria e non intendo tornare indietro». La questione quote d’altronde è chiara. «Le ho cedute nel 2016 pur rimanendo vicino al club come sostenitore e soprattutto dando personalmente una grandissima mano dopo la retrocessione (l’estate scorsa, ndr). In quel momento non serviva parlare o fare proclami, come chiedeva invece una parte della tifoseria, ma bisognava operare in silenzio, con tenacia nell’interesse della società e del territorio che soffrivano ingiustamente per una retrocessione dolorosa».
Il salvataggio
Proprio Maurizio Vecchiola era l’unico che, in quel frangente, poteva salvare la Fermana. Lo ha fatto. Tanto di cappello. Tutto gliel’hanno riconosciuto. Il leone era tornato a ruggire. Eppure Maurizio, sempre schivo anche i complimenti, si toglie dei sassolini pure nei confronti dei media. «Ci fu discredito gettato a livello mediatico nel momento del ripescaggio dello scorso anno, rendendo tutto molto più difficile nelle trattative.
«Non avevo contezza della reale posizione debitoria perché non sono socio né amministratore oramai da anni, ma vi erano un amministratore (Fabio Massimo Conti, suo uomo sin dai tempi di Montegranaro, ndr) e un direttore finanziario che godevano di tutta la fiducia da parte della base societaria, che li ha puntualmente confermati nello svolgimento delle loro mansioni approvandone le scelte e le decisioni. Ognuno è responsabile del proprio operato e deve rispondere per come ha lavorato. In definitiva andrebbe chiesto a loro come sono andate effettivamente le cose». Se Fabio Massimo Conti o la famiglia Simoni volessero parlare, allora, farebbero cosa gradita una volta per tutte. Dunque Vecchiola, che fino all’estate scorsa garantiva anche le fideiussioni a garanzia, con la Fermana non centra più nulla, nonostante tutti lo chiamino ancora presidente. «Forse per rispetto o forse perché sono stato il primo pres della Fermana Football Club che ha compiuto dieci anni».
E il futuro?
E il futuro? Chi lo sa. «Sono sempre rimasto vicino alla Fermana e continuerò a farlo finché ne avrò la forza ma non mi venga chiesto di pagare per scelte che non ho fatto perché uno sponsor non risponde per la gestione né sportiva né amministrativa di un club».
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