ANCONA- Il 7 giugno è leggenda per l’Ancona, è Serie A e lo è per ben due volte. Nel 1992, con il pomeriggio di Bologna, e nel 2003, nella notte di Livorno. Proprio guardando a quest’ultima ricorrenza, nel ventennale di quell’1-1 all’Armando Picchi che sancì la seconda promozione nella massima serie dei dorici, i ricordi dei tifosi sono corsi inesorabili lungo i social. La rete di Daniele Daino (poi pareggiata da un gioiello di Igor Protti utile solo per le statistiche e la vittoria in classifica marcatori), l’esultanza sotto gli 8000 cuori biancorossi giunti all’Ardenza, il boato al Dorico che aveva riunito ventimila anconetani rimasti nel capoluogo, i caroselli, le sfilate, l’alba al Monumento ai Caduti.
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Da sogno a realtà
Era il Cavaliere armato nato dall’intuito e dalla sagacia dei compianti Ermanno Pieroni e Gigi Simoni, una squadra capace di bilanciarsi sull’esperienza di big quali Scarpi, Maltagliati, Maini, Magoni, Schenardi e Ganz e di lanciare (o rilanciare) giovani di belle speranze come Daino, Antonini, Graffiedi e Tarana.
Tutti i protagonisti
E’ stata la cavalcata di tutti, anche di Degano, Dicara, Lombardi, Perovic (autore di gol pesantissimi, tra cui quello al Venezia al Del Conero alla penultima a tempo scaduto che regalò i tre punti), Robbiati ma anche D’Imporzano, Scaglia, Mussi e Luiso. Il Toro di Sora, partito a gennaio, marchiò comunque il blitz di Salerno (0-2) con una doppietta.
E poi Bolic, Cerioni, Gori, Mundula, Giacobbo, Peccarisi, Kalambay, Montervino, Budan, Passiglia, Roccati, Sarr e Pompei, quest’ultimo tragicamente scomparso nel 2018. “Quelli che non hanno età, se ne vanno in Serie A” recitava la maglietta celebrativa di allora. Memoria che sfidano l’avanzare del tempo e mettono i brividi. Oggi come allora.
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