Tullio Solenghi e Massimo Dapporto
con "Quei due" al Pergolesi di Jesi

Tullio Solenghi e Massimo Dapporto
Tullio Solenghi e Massimo Dapporto
di Agnese Testadiferro
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Lunedì 28 Marzo 2016, 21:00
JESI - Tullio Solenghi e Massimo Dapporto sullo stesso palco a Jesi il 29 marzo, alle 21. Con la commedia “Quei due”, per la regia di Roberto Valerio. Si conclude con questi due nomi, per la prima volta insieme a teatro, la stagione di prosa del Teatro Pergolesi curata da Fondazione Pergolesi Spontini, Amat e Marche Teatro. In scena la vita di una coppia omosessuale scritta nel ‘900 da Charles Dyer, che uno spettatore di una data precedente ha ipotizzato fosse “lo pseudonimo della senatrice Monica Cirinnà” data l’attualità dell’argomento. Dapporto e Solenghi vestono i panni di Charlie e Harry, quelli che cinematograficamente furono di Rex Harrison e Richard Burton: barbieri della periferia londinese degli anni ‘60 che vivono assieme da una trentina d’anni, con tutte le dinamiche di due coniugi provati da una vita fatta ormai di continui litigi e battibecchi. «Anche se il tema dell’omosessualità può sembrare ostico viene trattato in modo ironico, divertente e delicato, tanto da essere accettabile anche da quelli che rimangono fermi sulle loro posizioni». Ma, «occhio al finale …è previsto uno scoop», rivela senza dire altro Tullio Solenghi.

Un ruolo insolito al fianco, per la prima volta, di Massimo Dapporto. Come si è preparato a vestire i panni di un omosessuale?
Ho agito come una spugna, come un attore dovrebbe sempre fare: assorbendo quello che il mondo intorno offre. In questo caso ho fatto tesoro di tutte le suggestioni, sfumature e stati d’animo di tanti amici e colleghi gay. Un lavoro di puzzle minuzioso…

Con Dapporto come partner come si trova?
In scena con lui mi trovo molto bene, tra noi c’è un’intesa perfetta forse anche dovuta al fatto che siamo amici da una vita. Finalmente dopo tante volte che ci siamo detti “sarebbe bello lavorare assieme” …ci siamo riusciti.

Che taglio ha dato il regista Valerio?
Tale da rendere la storia ancora più godibile di quello che già è. Valerio è uno dei più bravi registi italiani di commedia teatrale. 

Le Marche sembrano essere nel suo cuore: lo scorso anno ha inaugurato la stagione di Maiolati Spontini e quest’anno chiude quella di Jesi. Cosa le viene in mente pensando a questa regione?
Ricordo un mese trascorso con il Trio (Marchesini, Solenghi e Lopez ndr) a Fabriano per allestire uno spettacolo …fummo adottati dai fabrianesi! Le Marche sono ospitali e i tanti teatri presenti anche nei paesini sono un grande esempio di civiltà.

Presenterà anche quest’anno i David di Donatello?
No, trasmigrano su Sky e il conduttore sarà diverso. E per quanto mi riguarda va bene così, perché dopo sei edizioni alla conduzione non saprei più cosa inventarmi…

Un ricordo di Riccardo Garrone (scomparso il 14 marzo ndr), il primo San Pietro della pubblicità del caffè?
Le sue espressioni sul set erano da fissare in un rvm (ride ndr). Ne sa qualcosa il creativo, marchigiano, Mauro Mortaroli! 
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