Irene Grandi show al CaterRaduno
«Ecco la mia alba alla Rotonda»

Irene Grandi
Irene Grandi
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Giovedì 29 Giugno 2017, 11:26
SENIGALLIA - Irene Grandi saluta il sole all’alba del Caterraduno. Un concerto dal forte impatto scenico che si terrà domattina alle 6,30 sul pontile della Rotonda a mare di Senigallia. Tra l’altro, per l’artista toscana, è la prima volta in scena al nascere delle prime ore del giorno. Ed è anche la prima volta per il CaterRaduno alle prese con un concerto in una dimensione fortemente new age. 
Intanto Irene Grandi prosegue il suo tour “Acoustica” con i maggiori successi in chiave unplugged...
«C’è un approccio più intimista, questo è certo, ma c’è anche una parte movimentata, perché i miei brani nascono già con un ritmo mai troppo posato».
E come sono i suoi brani in versione unplugged?
«Sono essenziali. Quasi diversi. Sul palco, oltre me, ci sono tre musicisti: basso, batteria e chitarra. Quindi tutto ridotto al minimo. Ma si crea un grande feeling tra di noi. E le canzoni acquistano profondità».
Ovvero?
«Intendo che i brani sono meno patinati, ma sembrano quasi più a fuoco. Più centrati. Ci sono momenti in cui appaiono più evolute, proprio perché ho cambiato anche il modo di interpretarle».
Dunque una ricerca verso un perfezionamento?
«Il cammino verso la perfezione della canzone è infinito. Anzi, ad un certo punto bisogna fermarsi. Altrimenti non si arriva mai a chiudere il cerchio. L’intento di “Acoustica” è solamente quello di rendere i brani più belli rispetto alle versioni originali».
Merito delle collaborazioni fatte durante la sua carriera?
«Se intende l’incontro con Stefano Bollani, direi sicuramente di sì. Ma non solo lui. In questo spettacolo c’è Saverio Lanza, che è co-autore e mio produttore. Anche lui è stato determinante nella definizione di questo suono acustico».
Da Bollani, invece, che cosa ha appreso?
«Da Stefano ho appreso la consapevolezza di avere una bella voce anche nei toni medio-bassi. Ero abituata ad andare in alto con la voce, a dare forza e impatto alle note. Invece con Stefano ho lavorato molto sulle basse, ed è uscita un’altra me».
Dunque una maturazione artistica?
«Direi proprio di sì. Prima mettevo molta rabbia nell’interpretazione dei miei brani. Mentre adesso, lavorando sulle note basse, mi rendo conto di aver trasformato la mia voce da un lanciafiamme ad un focolare accogliente».
Sta lavorando a del nuovo materiale?
«Sì, non ci si ferma mai. Insieme a Saverio (Lanza, ndr) stiamo mettendo mano a nuovi brani. Devo dire che è stato proprio lui a farmi tornare la voglia di scrivere. Perché tra il 2010 e il 2015 mi sono fermata del tutto».
Come mai? Un blocco dell’ispirazione?
«Mah, non saprei. Ho avuto, in precedenza, dei lunghissimi periodi molto prolifici. Ho fatto molti dischi seguiti da tour molto lunghi e impegnativi. Ci sta che arrivi ad un punto in cui ti devi fermare e cercare una svolta».
Come saluterà l’alba di Senigallia?
«Con un’interpretazione in linea con le suggestioni e l’atmosfera. Non vedo l’ora».
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