Il poliedrico Filippo Sorcinelli: «Metto la mia arte al servizio del Papa»

Filippo Sorcinelli originario di Mondolfo
Filippo Sorcinelli originario di Mondolfo
di Francesco Giorgi
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Lunedì 7 Dicembre 2020, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 18:28

MONDOLFO - Filippo Sorcinelli, originario di Mondolfo, è un artista poliedrico e un organista di fama internazionale. Fondatore dell’atelier Lavs (Laboratorio Atelier Vesti Sacre) e della casa di profumi Unum, è direttore artistico di “Mondolfo Galleria Senza Soffitto”, progetto urbano d’arte che ha trasformato il borgo in un museo a cielo aperto.
Quando ha iniziato con la musica?
«Ho iniziato a suonare l’organo a cinque anni, quando mia madre mi portava a pulire la chiesa di Santa Giustina. Ricordo l’odore degli armadi vecchi e quello del turibolo con l’incenso appena bruciato, i gradini polverosi e l’organo. Tiravo il mantice e provavo i tasti».
Quando è nata l’idea di produrre paramenti sacri?
«Ho realizzato la prima casula nel 2001 per un amico che doveva prendere i voti. In quegli anni tornavo da Roma, dove ho perfezionato gli studi al Pontificio Istituto di Musica Sacra. Dopo qualche mese di ricerca abbiamo realizzato la veste nella sartoria di mia zia e di mia sorella, dove ancora oggi vengono confezionati i paramenti. Poi, grazie al passaparola, ho raggiunto una seconda richiesta, dell’allora vescovo di Pesaro Angelo Bagnasco».
Come si è sviluppato in seguito il progetto?
«Dopo qualche anno abbiamo realizzato i paramenti a Benedetto XVI e dalla messa di Inizio Ministero lavoriamo anche per Papa Francesco. Capita che, alla fine del mandato di qualche cardinale, le vesti da noi prodotte vengano esposte, come è successo nel museo del tesoro di Notre-Dame prima dell’incendio».
Qual è l’importanza della veste sacra?
«È un elemento fondamentale. Rappresenta più di una divisa. Chiunque sia il ministro – prete, diacono o vescovo – appena la indossa, assume lo splendore della Chiesa e di Dio. San Francesco scriveva: “la povertà si ferma ai piedi dell’altare”. È un po’ come l’arte sacra; tutte le grandi cattedrali, ad esempio, sono il frutto del lavoro dell’uomo e del suo sacrificio per dare splendore a quello in cui crede. Lavs, pur essendo un’azienda, corrisponde a questo: attraverso l’operosità e la tecnica d’eccellenza italiana si dà splendore alla bellezza all’interno dei riti».
Tecnica d’eccellenza che si manifesta anche nella produzione di profumi?
«Il progetto olfattivo, nato con la prima fragranza che porta il nome di Lavs, s’intreccia con l’atelier dei paramenti sacri. Avevamo bisogno di completare l’esperienza sensoriale al momento della consegna e mancava un aspetto vero, il profumo. Oggi la società vanta ventiquattro fragranze».
Ce n’è anche una ispirata ai lavori fotografici di Mario Giacomelli.
« “Io non ho mani che mi accarezzano il volto” cerca di riprodurre il correre delle veste talari dei famosi pretini, grazie al tappo modulabile in pelle doppiata in metallo».
Le viene riconosciuta una capacità d’improvvisazione all’organo apprezzata anche all’estero. Ci illustri questa tecnica.
«L’improvvisazione non nasce con il jazz. Gli organisti – con la scuola francese - sono stati i primi a dedicarsi a questa attività. Attraverso una micro-cellula “primitiva” e dopo un lavoro interno, che permette al corpo e alla mente di estraniarsi dal mondo esterno, si produce un suono che si autoalimenta grazie a quello precedente. È un processo catartico».
Grazie a lei Mondolfo è diventata una grande galleria d’arte a cielo aperto. Il progetto è ancora in evoluzione?
«Il 7 agosto è nato “Mondolfo Galleria Senza Soffitto”.

Per le vie del borgo ora è possibile ammirare gigantografie di alcune fotografie di Giacomelli e una selezione di opere di street art. Stiamo lavorando per la primavera; l’intenzione è quella di installare delle riproduzioni di grandi artisti contemporanei. Inoltre è in corso un progetto sulle natività marchigiane».

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