Max Pezzali, due concerti a Servigliano: «Gli anni Novanta? Fighissimi e ve li racconto in musica»

Max Pezzali in concerto a Lignano Sabbiadoro
Max Pezzali in concerto a Lignano Sabbiadoro
di Chiara Morini
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Mercoledì 4 Agosto 2021, 13:49

SERVIGLIANO - C’è chi gli anni ‘90 li chiama gloriosi, chi favolosi, ma per Max Pezzali, che il 6 e 7 agosto sarà a Servigliano con il suo tour “Max90 live”, sono semplicemente «fighissimi». L’appuntamento con il cantante, la cui carriera artistica è nata con gli 883, è alle 21,30 al Parco della Pace.


Max Pezzali, perché la scelta degli anni ‘90 da portare in tour?
«Sono gli anni in cui abbiamo cominciato con gli 883, anni ai quali ho dedicato un libro, “Max90. La mia storia. I miti e le emozioni di un decennio fighissimo”, che a sua volta ha ispirato questo concerto. Gli anni ‘90 sono diventati quasi un simbolo e mi è sembrato davvero stimolante celebrare il ritorno ai concerti, seppur con limitazioni, con i successi dei primi inizi: cosa portare a quello che assomiglia molto ad un primo giorno, se non i primi brani? È come un anno zero, e visto il periodo dei brani, anche l’attrezzatura sarà minimal. Pochi effetti speciali: come allora si inizia con la musica e poi subito le canzoni. Quelle dei primi quattro album».

 
Come si struttura la serata?
«È un concerto che è pure narrazione: tra un brano e l’altro capita che contestualizzerò con episodi e storia vissuta quel particolare periodo. Lo faccio per far rivivere quegli anni a chi c’era e anche per farli conoscere ai tanti che non l’hanno vissuto».


Il brano “Con un deca” è in scaletta? Cosa si aspetta dai giovani che le 10mila lire non le hanno mai viste?
«Innanzitutto il brano c’è. Lo spiego, lo racconto, e lo dirò espressamente che non lo faccio per fare polemiche.

Ricorderò quel periodo, in cui con 10mila lire si facevano tante cose: quelli della mia generazione magari avranno ricordi, i giovani di oggi invece capiranno che anche noi provavamo una sorta di senso di inadeguatezza. Oggi hanno più occasioni per viaggiare, anche virtualmente, e sono meno isolati. Diciamo che con questi brani ho l’ultimo spunto di poter isolare e raccontare il mondo di quell’epoca».


In questo tour si emozionano tutti: giovani e meno giovani. Perché?
«Io e il pubblico condividiamo una sorta di malinconia per il tempo che passa, la nostalgia, come un senso di perdita. Magari pochi anni che sembrano un’eternità».


Il o i brani, degli anni ‘90 che l’hanno realizzata maggiormente?
«Tanti. Sono tanti. Cito “Gli anni”, perché è un brano intergenerazionale, senza riferimenti precisi. Poi mi hanno dato tanto anche “Hanno ucciso l’uomo ragno”, che ci ha fatto conoscere come 883 e anche “Come mai”, che è stato il primo brano arrivato anche ai genitori, e non solo ai figli».


Max Pezzali e il futuro, dopo il tour sugli anni ‘90?
«C’è il mio progetto chiave, quello dei due concerti a San Siro, previsti per il 2022. Per la verità dovevo esibirmi lì nel 2020, ma poi c’è stato quello che c’è stato. Se il concerto si farà, sarà il coronamento di 30 anni di carriera. Per me è importante e questa estate mi sto “scaldando” con questo tour. Sto tornando a guardare in faccia le persone, il pubblico, e cercherò di capire, cosa farò. Anche a San Siro: dopo queste due date avrò uno stimolo in più per capire come andare avanti. In questo periodo il live mi è mancato molto, è importante: per questo ho anticipato San Siro con i successi dei ‘90. Il live è tutto, il resto solo marginale».

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