“E lucevan le stelle” dell'inclusione: promosso da “Social Opera” un progetto che vede protagonisti alcuni disabili anche come sarti e scenografi

“E lucevan le stelle” dell'inclusione: promosso da “Social Opera” unprogetto che vede protagonisti alcuni disabili anche come sarti e scenografi
“E lucevan le stelle” dell'inclusione: promosso da “Social Opera” unprogetto che vede protagonisti alcuni disabili anche come sarti e scenografi
di Giovanni Filosa
3 Minuti di Lettura
Martedì 20 Settembre 2022, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 09:35

JESI - Lirica e mondo della disabilità e dell’educazione. A Jesi se ne parla (e si agisce) da diversi anni, qui si è creato un vero e proprio “movimento culturale” che sposa il sociale ed apre orizzonti che possano creare percorsi di inclusione e benessere per quanti ne prendono parte. 

Le esperienze

E da queste esperienze, che portano a frequentare il palcoscenico e i laboratori che “creano” quello che poi andrà in scena, nasce, anche quest’anno, uno spettacolo di “Social Opera”, intitolato “E lucevan le stelle”, chiaramente ispirato alla Tosca, per la regia di Simone Guerro e Arianna Baldini, danza movimento terapia, a cura di Sara Lippi, assistente Beatrice Guerri, al pianoforte Georgia Amadio, che domani, alle ore 21, al Pergolesi di Jesi, andrà in scena. Sul palcoscenico, la compagnia OperaH, un gruppo di persone con disabilità fisica/intellettiva e, dietro le quinte, gli studenti delle scuole cittadine. Social opera con OperaH (XI edizione) e “Banco di Scena” (IX edizione) è un progetto pluriennale che nella città di Jesi mette in rete servizi sociali, scuole e enti culturali del territorio per costruire insieme percorsi di inclusione e benessere attraverso la danza, la musica, il teatro, l’educazione al melodramma e l’esperienza del palcoscenico. 

Il progetto

Il progetto coinvolge persone con disabilità fisica/intellettiva, oltre a studenti, educatori, operatori culturali, teatrali e socio-sanitari del territorio. Gli studenti sono chiamati a conoscere e sperimentare i mestieri del teatro con l’aiuto delle maestranze tecniche e negli spazi del Teatro (sartoria, laboratorio scenografico, palcoscenico) e sono loro stessi, al termine del percorso, a costruire ogni anno le scene, i costumi, il disegno luci, i percorsi di pedagogia teatrale dello spettacolo di Social Opera.

Di fronte al sindaco Lorenzo Fiordelmondo, al vice sindaco Samuele Animali, all’assessore all’Istruzione e Politiche giovanili Emanuela Margucci, Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini, ho sottolineato come «teatro e musica diano la possibilità di attraversare e passare ad un’altra dimensione, regalando un benessere completo, li ho visti, negli anni, giovani e non, dapprima timidi ma poi distesi, a proprio agio». E’ un progetto, in generale al di là di questa “prima” di mercoledì, che «porta ricchezza culturale attraverso un grande lavoro collettivo, all’inclusione, valori essenziali per vivere all’interno di una comunità come la nostra», hanno sintetizzato Fiordelmondo, Animali e Marguccio. 

Le testimonianze

I registi Simone Guerro e Arianna Baldini hanno specificato che «da anni facciamo teatro per la parte più fragile della società e vedere che i giovani lavorano insieme ai tecnici, agli scenografi, è una grande bellezza. Facciamo capire loro che quando si sale in scena, ci si trasforma. E’ pedagogia teatrale, non performance». Erano presenti educatori e studenti del liceo artistico E. Mannucci, dell’Iis Marconi Pieralisi moda ed informatica per la realizzazione dei costumi e delle luci e video. Un applauso è andato a Paolo F. Appignanesi, tutor e “stretto curatore” del progetto “Banco di scena”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA