Giorgio Pasotti a Grottamare con “Racconti disumani”: sold out l'appuntamento di domani

Giorgio Pasotti a Grottamare con “Racconti disumani”: sold out l'appuntamento di domani
Giorgio Pasotti a Grottamare con “Racconti disumani”: sold out l'appuntamento di domani
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Martedì 13 Febbraio 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 13:19

Sold out annunciato per “Racconti disumani”, al teatro delle Energie di Grottammare, domani mercoledì 14, alle 21 che vedrà protagonista Giorgio Pasotti con la regia di Alessandro Gassmann. Due i racconti di Kafka in scena, “Una relazione per l’Accademia” e “La tana”. Lo spettacolo è voluto da Comune e Amat.
Giorgio Pasotti, è difficile interpretare i racconti di Kafka?
«Non è difficile e nemmeno capirlo, per il pubblico. La chiave è semplice e fruibile a tutti, appassionati e meno esperti. La messa in scena fa fare un viaggio cinematografico, con alla base storie davvero moderne».

 
Scritti circa un secolo fa, attuali, ma quanto?
«Sono due racconti diversi. Il primo “Una relazione per l’Accademia”, è la storia di un gorilla catturato in Africa e portato in Europa. Intelligente, capisce che per avere qualcosa di vicino alla libertà deve imitare gli umani. Descrive gli uomini con tutte le loro fragilità, limiti, vedute, mal costume. Parla di noi e di quanto siamo sciocchi, forse credo anche che andrebbe rivista la superiorità dell’uomo rispetto agli animali».
Il secondo?
«La tana, il secondo racconto, è quasi come l’inverso dell’altro, il protagonista è un uomo con comportamenti animaleschi. Come una talpa ha una casa sotterranea, scava delle gallerie ed è convinto che i rumori che sente siano attacchi a lui. Immaginari ovviamente. Questo racconto mette a nudo le nostre abitudini, ci siamo involuti. Abituati a stare in casa durante la pandemia, anche ora che è passata siamo comodi così. Ma in realtà ci togliamo la libertà di vivere e socializzare, alla base dell’evoluzione. Poi anche i cunicoli, tunnel, sono davvero attuali.».
Crede che i classici siano stati visionari?
«Sensibili, direi, intelligenti, capaci di vedere nel futuro quello che le persone non vedevano».
Lei e Alessandro Gassmann vi conoscete da tantissimo tempo, come mai questo è solo il primo lavoro insieme?
«Ci guardavamo a distanza, entrambi appassionati di Kafka, lui cresciuto a pane e teatro. Abbiamo deciso di fare qualcosa insieme e la scelta è caduta qui. Il primo racconto, in particolare, era il cavallo di battaglia del padre di Alessandro, Vittorio, e lui ha voluto che io lo facessi in modo totalmente diverso da quello suo padre. La collaborazione è fruttuosa, lavoreremo ancora insieme».
Reazioni del pubblico?
«Un grande successo trasversale, di gente di diversa età e cultura. Era tanto che non mi capitava una cosa di questo tipo. Quasi non ci aspettavamo questo successo».
A proposito di pubblico, come vedere teatro, cinema e televisione oggi?
«Durante la pandemia il cinema ha avuto una flessione, ovviamente. Dopo la chiusura pian piano si sta risollevando, ma servono storie internazionali che richiamino il pubblico. Ormai le commedie non sono più tanto seguite, non c’è nemmeno la verve di Monicelli che ne faceva al limite della drammaticità. La tv è in flessione, dopo la pandemia la gente vuole uscire. E andare a teatro. Gli spettacoli dal vivo stanno recuperando ma dobbiamo attrarre i giovani e infondergli l’amore per il teatro. Qui gli attori non devono essere autoreferenziali».
Quando non recita cosa fa?
«Sono un orso bruno, mi rintano in casa. Ma del resto, essendo sempre in giro, non ci sono quasi mai».
 

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