Da Ramarro a Diabolik, due cattivi soggetti a Recanati Comics. Il disegnatore Palumbo: «I fumetti omaggiano Lotto»

Da Ramarro a Diabolik, due cattivi soggetti a Recanati Comics. Il disegnatore Palumbo: «I fumetti omaggiano Lotto»
Da Ramarro a Diabolik, due cattivi soggetti a Recanati Comics. Il disegnatore Palumbo: «I fumetti omaggiano Lotto»
di Edoardo Danieli
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Giovedì 1 Settembre 2022, 02:20

RECANATI - Giuseppe Palumbo, da domani la sua mostra a Villa Colloredo Mels, nel programma di Recanati Comics Festival. Come sta il fumetto italiano?
«Lo stato di salute del fumetto italiano direi che è ottimo. Nella rete di distribuzione libraria ci sono buoni risultati, soprattutto su un gruppo di autori italiani come Zero Calcare e Gipi, per citarne due, ma anche con risultati interessanti anche su altri fronti, forse anche grazie all’afflusso di fumetti giapponesi». 
Il fumetto ha scolpito l’immaginario di generazioni, ora imperano i social. Cosa cambia?
«Noi siamo cresciuti con le grandi storie. Ogni numero di Tex ha 100 pagine, ogni numero di Diabolik 120, i film e i racconti di fantascienza erano narrazioni lunghe che ci hanno indirizzato verso immaginari complessi. Viceversa, adesso vedo che la narrazione è più rapida anche se questa fascinazione ha avuto un precedente».
Quale?
«Le riviste Cannibale prima e Frigidaire dopo sono stati un paradigma di quello che sarebbe stato. Ricordo su Cannibale un editoriale disegnato e scritto in due righe da Stefano Tamburini che recitava: rapidi colpi di rasoio su carne viva. Di fatto le storie che c’erano su Cannibale e Frigidaire, e quindi anche il mio Ramarro, erano così: erano una scheggia».
La lunghezza di allora consentiva elaborazione, adesso c’è solo consumo.
«La rapidità che cercavano con Frigidaire non eludeva un certo livello di complessità, era una comunicazione rapida ma non meno efficace e ricca. Adesso vedo una semplificazione in atto, una banalizzazione per certi versi, anche se va detto che ci sono delle cose valide».
Come è arrivato dalla laurea in lettere antiche al fumetto?
«Per un effetto di fascinazione. Se non ci fossero state delle riviste, una l’ho citata Frigidaire, a spostare l’asse della mia attenzione, adesso sarei un pacifico archeologo, magari al museo di Matera. Che non è neanche male. Nato e cresciuto a film, romanzi e fumetti, quando mi si è offerta la possibilità di raccontare le mie storie l’ho colta al balzo. E ho visto che non solo mi divertiva tanto ma diventava una professione».
Perché il gatto dell’Annunciazione del Lotto accanto a Ramarro e Diabolik?
«Intanto il fatto che avrò la fortuna di esporre nelle stesse sale che ospitano quel capolavoro mi rende molto orgoglioso. Mi sembrava giusto fare un omaggio a questa situazione splendida. Se nella Annunciazione il gatto scappa impressionato dall’apparizione dell’angelo qui forse scappa perché vede questi due cattivi soggetti».
Proseguiamo su questa immagine: i brutti soggetti possono essere angeli?
«Sicuramente sì, amiamo gli anti-eroi, e parlo in particolare di Diabolik, il cui successo dura da 60 anni. L’anti-eroe per eccellenza, assassino, ladro, gode di un amore da parte dei suoi lettori enorme. Qualcosa vorrà dire. Può essere un transfert del lettore, ma è facile perché Diabolik è un bravo ragazzo, come disse Altan. In effetti il codice etico in qualche maniera ce lo rende vicino. Ama la stessa donna da 60 anni, fa lo stesso lavoro da 60 anni, è quasi un borghese».
Ha citato Frigidaire. Liberatore o Pazienza?
«Tutti e due assolutamente. Ma aggiungo Scozzari, Mattioli, Tamburini stesso, gruppo formidabile. Ma tutti loro se non ci fosse stato Magnus sarebbero stati diversi. Per quanto mi riguarda tutto quello che ho fatto sta nella strada indicata da Magnus».
Nelle Marche lavorano Giancarlo Alessandrini e Angelo Maria Ricci, due grandi artisti del fumetto.
«Due amici.

Soprattutto Giancarlo è stato un punto di riferimento quando disegnavo Martin Mystère per quanto con il mio stile. Poi “L’uomo di Mosca” è un capolavoro».

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