Pasotti e D’Abbraccio sono i protagonisti di "Hamlet" al Comunale di Cagli

Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio
Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio
di Elisabetta Marsigli
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 20:17
CAGLI -  Nuova anteprima al Comunale di Cagli: martedì 18 febbraio alle 21, Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio sono i protagonisti di  "Hamlet", di Alessandro Angelini e Antonio Prisco, per la regia di Francesco Tavassi. Liberamente tratto dall’opera di Shakespeare, l’Amleto di Angelini e Prisco è un eroe moderno: nella sua incapacità di scegliere, nel subire il peso fisico e terreno che deriva da tali indecisioni, nell’isolamento che arriva a sfiorare la follia. Un uomo imprigionato nella sua condizione, simile in tutto e per tutto a quelli che s’incontrano lungo i marciapiedi delle nostre città. Già diversi secoli prima della nascita della psicanalisi, Amleto s’impone come un personaggio dalla psiche profonda e complessa: la sua battaglia, prima che col mondo esterno, è interiore.

Un Amleto spettacolare
Giorgio Pasotti affronta questo personaggio con grande umiltà: «Ho molto rispetto nei confronti di questa grandiosa opera e non è facile avere a che fare con Amleto, viste le numerose interpretazioni. Devi decidere di non pensarci, altrimenti ti blocchi. Ma arrivato a 45 anni ho deciso che era giunto il momento di accettare la sfida: è il personaggio che più ho desiderato di interpretare. Lo prendo con molta serietà, ma cercando anche di divertirmi». Un personaggio senza tempo, ma drammaticamente attuale nel suo isolamento e nella sua follia: «Abbiamo cercato di renderlo il più moderno possibile - prosegue Pasotti - attraverso chiavi di racconto che si potessero confrontare con l’attualità. Attuale e sicuramente spettacolare e forse è la spettacolarità che manca un po’ al teatro italiano. Non volevo avesse limiti, per dare la sensazione di qualcosa di davvero originale. Devo  anche ringraziare l’artefice di tutto questo, il produttore Stefano Francioni: senza la sua fiducia in me, tutto  ciò non sarebbe potuto accadere». Pasotti ha esordito nel cinema che è ancora la parte preponderante del suo lavoro, tanta tv, ma anche teatro e teatro d’autore: «Mi ritengo un attore molto fortunato: sin dalle prime occasioni, mi sono sempre permesso il grande lusso di scegliere. Forse proprio perché non sono tra quelli che hanno sentito sacro fuoco fin da piccoli. Ho molto rispetto di questo mestiere, ma non lo faccio per la fama o il successo. Le mie scelte sono sempre dettate dal cuore, soprattutto nel teatro che considero uno spazio dove posso sperimentare e sentirmi completamente libero».

Geltrude e la fragilità femminile
Per Mariangela d’Abbraccio è un’altra grande prova d’attrice, in un ruolo così complesso e ricco di sfumature: «La cosa che mi è piaciuta di più è la scrittura di questa versione. Geltrude è una donna che rincorre l’eterna giovinezza, esattamente come tutte le donne, nella loro più intima fragilità. Qui appare imprigionata nel suo lifting: la donna che si piega all’uomo in una trasfigurazione fisica in cui si obbliga a non essere sé stessa. La maschera tragica di Geltrude è della donna costretta, strizzata dentro un’impalcatura, proprio ciò che dovremmo combattere noi donne che invece dovremmo farci amare per quello che siamo». La donna e l’attrice, anche questa una situazione che condiziona a ruoli particolari: «In teatro siamo privilegiate: si aspetta proprio la maturità per fare grandi ruoli, anche perché non si può essere eternamente giovani. Nel cinema invece siamo più penalizzate». E Geltrude è anche una mamma: «È proprio qui che avviene lo scarto, il passaggio importante di questa scrittura. Nella scena in cui Geltrude incontra Amleto, riesce a mostrare tutta le sue ferite e diventa fragile, abbandonando il ruolo della donna piacente troppo presa da sé stessa. È una scrittura molto particolare, visivamente sorprendente: una grande scommessa, molto diversa da quello che fino ad ora si è visto. Siamo molto curiosi di vederne l’effetto sul pubblico».  

 
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