Come la metti sta. Aperta a Cagli la personale di Giovanni Termini: un vitalismo materico fondato sul reimpiego

Come la metti sta. Aperta a Cagli la personale di Giovanni Termin
Come la metti sta. Aperta a Cagli la personale di Giovanni Termin
di Elisabetta Marsigli
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Martedì 16 Aprile 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 10:40

Arte, natura e tecnologia: la personale di Giovanni Termini che si è inaugurata sabato scorso nei suggestivi spazi del cinquecentesco Palazzo Tiranni-Castracane a Cagli, è la perfetta risposta dei temi di Pesaro 2024, che vede la collaborazione tra il Comune di Cagli e Pesaro Musei. Il titolo dato all’esposizione “Come la metti sta” è poi un ulteriore segno identificativo di un artista le cui creazioni sono permeate da un vitalismo materico fondato sul reimpiego e la rielaborazione di oggetti prelevati dalla realtà, configurandosi come “manufatti” che rivendicano esplicitamente una tecnologia di esecuzione. Un processo che si apre al dettato dei materiali, delineando una narrazione intorno all’uomo e alla sua natura. 

L’artista

Nato ad Assoro (En) nel 1972, ma pesarese d’adozione, Giovanni Termini si colloca in una traiettoria della scultura contemporanea italiana che parte da Lucio Fontana fino all’esperienza dell’Arte Povera. Il palazzo di Cagli, abbandonato a se stesso, dialoga con le opere di Termini in maniera magica e straordinaria, come spiega il curatore della mostra Marcello Smarrelli, direttore di Pesaro Musei: «I segni che il tempo ha impresso nelle splendide sale di Palazzo Tiranni-Castracane, in disuso da anni, creano una profonda risonanza con il modus operandi di Giovanni Termini. Spesso gli intonaci consumati lasciano intravedere la stratificazione degli affreschi, le strutture dei muri e delle volte, rivelando gli artifici tecnici della costruzione, quasi che l’intero palazzo sottratto al flusso del tempo, in virtù di uno scarto concettuale, sia diventato un ready-made, assunto esso stesso dall'artista a opera d’arte autografa».

Il senso del fare che muove Termini si esplicita nella serie delle opere esposte. Fruibile fino al 30 giugno, organizzata con la collaborazione di Cariaggi, storica filatura di Cagli, l’esposizione presenta una selezione di opere scultoree di cui una inedita e site-specific che dà il titolo alla mostra. «Il 90% di queste opere appartiene a collezioni private», spiega Termini. «Come la metti sta è stata invece realizzata apposta per questa mostra ed è una riflessione sui processi di lavoro di un’azienda, quindi sulla relazione tra il mio lavoro e quello che accade di solito all’interno dei processi produttivi. Non è un caso sia nella sala blu, in omaggio al guado».

La visione giocosa

In tutte le sue opere appare una visione giocosa e ironica: «Agli oggetti tolgo la possibilità di essere utilizzati, di essere in funzione». I quattro contenitori in ferro zincato, dotati di ruote e utilizzati per la movimentazione dei prodotti, sono infatti ribaltati: oggetti funzionali a cui è stata tolta la libertà di movimento. Termini ha dedicato anche Dialogo costruttivo (2017), al grande Eliseo Mattiacci, originario di Cagli: «Un omaggio a Eliseo e a una sua frase ricorrente “Spero che una mia opera non ti lasci mai come ti trova”, in una unione ideale con un grande maestro», racconta Termini. L’universo produttivo che esplora l’artista è spesso legato all’atto del costruire e allo spazio del cantiere, qui ricorrente attraverso il travestimento poetico di strumenti tecnici, ma sempre in relazione all’uomo e alla natura, in un equilibrio precario che sembra governare tale rapporto.

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