«L’eterno che torna sempre»: Boni in “Iliade, Il gioco degli dei” domani a Civitanova e mercoledì a Senigallia

«L’eterno che torna sempre»: Boni in “Iliade, Il gioco degli dei” domani a Civitanova e mercoledì a Senigallia
«L’eterno che torna sempre»: Boni in “Iliade, Il gioco degli dei” domani a Civitanova e mercoledì a Senigallia
di Chiara Morini
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Lunedì 19 Febbraio 2024, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 12:26

Il mito di Omero rivive in “Iliade. Il gioco degli dei”, testo di Francesco Niccolini che vede la drammaturgia di Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini, Marcello Prayer e Alessio Boni. Boni sarà in scena, insieme a Iaia Forte alle 21,15 di domani, martedì 20 febbraio, al teatro Rossini di Civitanova Marche e alle 21 di mercoledì 21, al teatro la Fenice di Senigallia, per uno spettacolo della stagione dei Comuni e Amat. Insieme a Boni e Forte saranno in scena, in ordine alfabetico, Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer ed Elena Vanni.

La storia

La storia in scena canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia, gli uomini non decidono nulla perché sono manovrati dagli dei per una guerra lunga, che non ha né vincitori né vinti. «Potrebbe sembrare – spiega Boni – che lo spettacolo sia una sorta di strumentalizzazione, viste le guerre.

Ma noi quattro avevamo una bozza di questo spettacolo già da prima che arrivasse il Covid. C’era già un’aria “strana”, di caduta di valori. Per questo volevamo capire il senso di essere uomo. Poi sono arrivati il lockdown e le guerre. Anche nell’Iliade accade questo: prima l’uscita dalla peste, poi la guerra». L’opera di Omero sarà anche mitologia, ma le analogie con l’oggi non mancano. «É l’eterno che ritorna – aggiunge il protagonista – i personaggi dell’Iliade seguivano i vaticini per andare in battaglia. Nello spettacolo abbiamo preso una licenza poetica, perché nel 2024 tornano, si incontrano dopo 3mila anni e si ritrovano in scena. C’è il confronto con la nostra identità sociale, secondo la quale la società accoglie se si è capaci, più si fanno soldi più si è “fighi”. In tutto questo non si fanno i conti con sé stessi e con chi si è. La ferocia dei soldati di Omero la ritroviamo in chi commette omicidi per un motorino. Siamo noi e dobbiamo capire perché crediamo a false identità e uscirne». Non si creda che i classici e i miti siano ormai superati, perché invece sono molto attuali. Ne è convinto Boni che osserva come «quando rileggevo l’Iliade e poi passavo al giornale sembrava più datato il giornale. Abbiamo solo peggiorato il nostro mondo, abbiamo reso la terra invivibile». I classici posseggono una fetta importante del teatro. Il protagonista ritiene che «i classici devono fare i classici per questo, ma comunque a teatro ci sono anche dei bei testi moderni. I classici comunque toccano corde davvero profonde».

La carriera

Se si chiede ad Alessio Boni quale storia o personaggio gli ha dato di più nella sua carriera, lui risponde che «è difficile dirlo. Quando però sei giovane e ti fanno fare Strehler o lavori al cinema con Marco Tullio Giordana in “La meglio gioventù”, sono esperienze che ti segnano. Il film con Giordana in particolare: sei mesi di riprese, poi arrivato a Cannes. Con Giordana che a 4 mesi dalle riprese ci ha richiamato per girare alcune scene di collegamento. Non ci abbiamo pensato due volte, ci siamo organizzati alla meglio, con una mini troupe: avevamo tutti, tecnici e troupe compresi, già iniziato altri lavori. Ho anche fatto cose più complicate, ma sono state cose come queste che a 28-32 anni sono state per me, allora catartiche».

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