Kruger, dagli anni '70 ai 70 anni anconetani: «La musica è sempre stata il mio grande amore»

Kruger, dagli anni 70 ai 70 anni: «La musica è sempre stata il mio grande amore»
Kruger, dagli anni 70 ai 70 anni: ​«La musica è sempre stata il mio grande amore»
di Marco Chiatti
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Martedì 21 Novembre 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 12:18

ANCONA - «Settanta anni sono troppi da raccontare». Inizia con la consueta dose di autoironia la chiacchierata con Kruger Agostinelli. Una storia che parte da lontano la sua, da Roma dove è nato, per approdare nelle Marche, fra dischi, radio, giornalismo, comunicazione, un pizzico di politica e tanta musica.


Da Roma alle Marche.

«Arrivo da Roma per abitare nelle Marche e vengo a sapere in seguito da Francesco De Gregori che mi riconosce perché giocavamo insieme nella parrocchia di Monteverde.

E Stefano D’Orazio dei Pooh si ricorda che mi vedeva al bar del muretto del Gianicolo. Nel destino di ognuno di noi c’è sempre scritto qualcosa di noi che parte da lontano, nel mio caso l’amore per la musica».


La febbre del sabato sera

«Ho vissuto questa era, in realtà non era un cambiamento epocale ma la possibilità di un nuovo tipo di aggregazione giovanile. Krakatoa, Carillon, Papagayo e Piranha Club. Un percorso luminosissimo dove sono stato a contatto di un’infinità di artisti nazionali ed internazionali dall’amicizia con Riccardo Cocciante, Renato Zero e i Pooh. Con i magnifici della disco music. Donna Summer, irraggiungibile star che inaugurò il Piranha. Ma non tutti erano irraggiungibili, ad esempio quel tipo di colore che mi guardava con interesse mentre mettevo i dischi nella consolle di Piranha: era niente di meno che James Brown».
 

Le radio private

«L’avventuroso approccio con Sergio Emanuele Anastasio a RadioTv Emanuel e poi l’incontro con Maurizio Ascoli e Gianni Maggi a Radio Arancia. Poi l’approdo a Radio Conero International. Senza dubbio avvertii che quello fu una vera rivoluzione sociale, entravamo dentro le case e le abitudini di tutti. Incredibile, seppure pieni di difetti: un peccato non aver compreso che questo mezzo potesse andare oltre al fatto di diventare un contenitore di consigli per gli acquisti o peggio ancora un mezzo camuffato per favori politici»
 

Il disk jockey

«Se all’epoca ero uno dei primi dieci disc jockey italiani nelle discoteche è perché eravamo in dieci. Il mondo delle radio private mi diede un grande regalo: nel 1979 a Caorle vinsi il Premio Centocittà organizzato dalla Rca. La giuria era composta fra l’altro da Ennio Morricone, Lucio Dalla e Alberto Bevilacqua. Una vittoria assolutamente insperata e di cui conservo ancora con orgoglio il gettone d’oro che mi fu consegnato.
 

Politica e social(e)

«Certo ho esercitato il diritto di politica, sia in maniera diretta ed indiretta ma con quella irriverenza che non porta lontano. Due figure importantissime per me sono arrivate dal mondo della scuola, ambito in cui non ho mai primeggiato. Il primo fu il mio preside Alfredo Trifogli che era pure il sindaco di Ancona. A lui devo l’input di andare al Corriere Adriatico dove conobbi la persona e l’amico più importante per la mia carriera: Pino Scaccia.Raccomandazione? Macché mi salvò il mio accento romanesco. Poi alla soglia dei cinquant’anni, con il mondo commerciale dei dischi che stava crollando, nel 2003 chiusi dopo oltre 20 anni Disco Fantasia, l’allora sindaco di Falconara Giancarlo Carletti mi chiese di collaborare con lui per la comunicazione e le attività culturali. Una stagione di rinascita per me (meno virtuale di quel mondo internet che ho frequentato dall’inizio con discreto successo) e di grandi esperienze. Su tutte il Parco del Cormorano, una sorta di Woodstock locale a ridosso della raffineria della mia città. Ecco questo era il mio modo di concepire la politica».

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