All'attrice anconetana Francesca Zavaglia il Leone d’argento per il doppiaggio al Gran Premio Internazionale di Venezia

L'attrice anconetana Francesca Zavaglia mentre riceve il Leone d’argento per il doppiaggio al Gran Premio Internazionale di Venezia
L'attrice anconetana Francesca Zavaglia mentre riceve il Leone d’argento per il doppiaggio al Gran Premio Internazionale di Venezia
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Lunedì 5 Luglio 2021, 09:59

ANCONA - Un’attrice anconetana premiata in Laguna. Francesca Zavaglia ha ricevuto il Leone d’argento per il doppiaggio all’interno del Gran Premio Internazionale di Venezia. 
Una bella soddisfazione, immagino
«Una soddisfazione e un incentivo a fare sempre meglio. I premi in fondo contano poco, conta quello che fai, che ti premino o no è secondario. Però gratificano. Questo in particolare, perché riconosce un lungo percorso di lavoro, parliamo di una trentina d’anni, ho cominciato giovanissima».

 
Ha iniziato subito con il doppiaggio?
«Con il teatro. Tanto teatro. A Parma dove ho fatto l’Università, e poi a Milano, a Roma. Ho recitato anche con nomi di prestigio: Lando Buzzanca, Cristiana Lionello. Ho fatto tante cose nel mondo dello spettacolo, regia inclusa, non mi sono fermata mai. Il doppiaggio dapprima si è affiancato al teatro e al resto, poi ha preso il sopravvento».
Com’è la vita del doppiatore?
«Avventurosa. Possono anche convocarti all’ultimo momento e senza fornire informazioni. Mi è successo più d’una volta di entrare in studio e scoprire lì cosa avrei dovuto doppiare. Va benissimo così, non avrei mai voluto lavorare alle Poste, non sono tagliata per la routine, il posto fisso».
In questo periodo lavoro ce n’è?
«Sì, non mi lamento.

Ho da poco terminato il doppiaggio di una serie intitolata “Black Lightning”, una cosa di supereroi. È arrivata alla quarta stagione, spero continui ad andare bene, le serie proseguono finché il pubblico le segue. Poi c’è in cantiere un progetto cui tengo particolarmente, una serie di ebook per bambini sul tema dell’astronomia. Mi piace moltissimo lavorare per i bambini, anche a teatro. Sono più attenti e più empatici degli adulti». E a questo punto, nella conversazione si intromette la voce di un bambino. Reclama la mamma, ne ha tutto il diritto, l’intervista è finita.

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