Milena Vukotic sul palco con Sorelle
Materassi: «L'amore vince sempre»

Milena Vukotic sul palco con Sorelle Materassi: «L'amore vince sempre»
di Alessandra Cicalini
3 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Novembre 2017, 13:34
Per il ragionier Fantozzi la signora Pina diceva di provare stima, ma per Milena Vukotic, l’attrice di elegante grazia che la impersonava, «l’amore vince su tutto». Lo dimostra anche il personaggio che interpreterà stasera, al Teatro dell’Aquila di Fermo per l’apertura di stagione, in “Sorelle Materassi”, il celebre romanzo di Aldo Palazzeschi presentato nell’adattamento originale di Ugo Chiti e la regia di Geppy Gleijeses.

Le sta piacendo la “sua” Carolina?
«Moltissimo, anche perché dietro c’è un grande poeta che amava molto le donne ed era dotato di una profonda conoscenza dell’animo umano. Quando succede così, è tutto più facile».

Come differiscono le sorelle?
«Lucia Poli, ossia Teresa, si nasconde dietro a un’apparente severità, mentre io sostengo la causa del nipote Remo in modo più esplicito; Giselda, infine, dà un’immagine di un mondo passato che in qualche modo resiste tuttora».

Alla base c’è la famiglia?
«Sì: è un punto fermo, una luce da cui tutti riusciamo a trarre un vantaggio».

Siete diventate più “sorelle” anche tra voi attrici?
«Forse, stando sempre insieme. Poi, certo, Lucia Poli ed io, che avevamo già lavorato insieme, e lei che aveva già recitato con Marilù Prati, la terza sorella Materassi, abbiamo sicuramente acquisito un modo molto familiare di rapportarci».

Quindi nessuna paura da palcoscenico?
«Più che paura, parlerei di un indefinibile tremore che ti afferra finché non entri in contatto con il pubblico: quell’emozione lì c’è sempre».

Possibile che sia così pure per un’attrice amatissima da cinema e tv come lei?
«Sì, perché noi dipendiamo ogni sera dal tipo di pubblico che verrà a vederci, e quando ci apprezza diventiamo più comunicativi».

Quello fermano la sta aspettando con molto affetto.
«Davvero? Mi fa molto piacere, anche perché era tanto tempo che non venivo nella vostra regione».

Tra gli altri registi, lei ha recitato anche per Bunuel e Fellini: che ricordo ha del secondo?
«Mi ha cambiato la vita. Ai tempi del suo film “La strada”, vivevo in Francia e facevo la ballerina. Non appena l’ho visto, ho piantato tutto per tentare un incontro con lui con la speranza di potervi lavorare insieme».

E di Paolo Villaggio che cosa dice?
«Improvvisamente mi ha chiamata a interpretare questo personaggio che mi ha fatto entrare di più nel suo immaginario, al punto che abbiamo girato insieme nove o dieci film. Pian piano, siamo diventati amici anche con la sua famiglia, tanto che ho recitato un testo scritto dalla figlia Elisabetta».

Meglio il teatro o il cinema?
«Sono diversi: il teatro è un percorso di settimane di prove che vengono sfogate nelle recite serali. Io però, al contrario di quanto si dice di solito, amo moltissimo il cinema».

Perché?
«Mi sento molto a mio agio proprio nell’emozione di interpretare frammenti del mio personaggio, spesso nemmeno in ordine cronologico. Il cinema è un affresco frastagliato».

E la tv?
«È una via di mezzo: certo, anche lì si dipende dall’immagine e il modo di lavorare è diviso in settori, però meno istantanei rispetto al cinema».

Si farà l’undicesima stagione di “Un medico in famiglia”?
«Si spera di sì, ma comunque dopo marzo, a tournée finita. A breve mi aspettano Roma e a Milano per due settimane di repliche ciascuna».

Faticoso girare l’Italia?
«Più che altro impegnativo: quando fai qualcosa che ti piace, la fatica sparisce».
© RIPRODUZIONE RISERVATA