Il leccio di Fano condannato al taglio salvato dal soccorso privato. Grazie a una colletta civica finisce in un giardino

Il leccio di Fano condannato al taglio salvato dal soccorso privato. Grazie a una colletta civica finisce in un giardino
Il leccio di Fano condannato al taglio salvato dal soccorso privato. Grazie a una colletta civica finisce in un giardino
di Osvaldo Scatassi
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Mercoledì 26 Ottobre 2022, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 19:16

FANO - Il grande leccio è stato espiantato da piazza Marcolini, in centro storico a Fano. Ora è in un giardino privato in zona Caminate, dove una famiglia fanese ha deciso di accoglierlo per evitare che fosse tagliato. «L’albero diventerà la meta di visite guidate, rappresenta un monumento naturale alla resistenza contro il cemento», ha detto l’ambientalista Claudio Orazi, mentre assisteva alla complessa operazione di prelievo, iniziata ieri intorno alle 8 e conclusasi alle 11.30 circa.

Nel pomeriggio avanzato è invece terminata l’operazione di re-impianto.

Piazza Marcolini

«Sono ottime – argomentava Orazi – le possibilità che l’albero riattecchisca. Ha radici robuste, profonde, e al contrario di quanto sostenuto dagli uffici tecnici del Comune non appare instabile e pericoloso. Vorrei ringraziare la ditta Uguccioni, che ha operato in entrambe le fasi: espianto e re-impianto». Il leccio che ha cambiato indirizzo ha un diametro di 50-60 centimetri ed è un albero definito centenario, anche se in realtà ha un’ottantina d’anni. Il suo destino era diventato precario, dopo che l’attuale amministrazione fanese aveva elaborato un progetto per riqualificare piazza Marcolini.

L'opposizione dei cittadini

Secondo un agguerrito gruppo di residenti e di ambientalisti le soluzioni adottate dall’ente locale avevano però un impatto eccessivo sul verde pubblico e alla versione originaria del progetto aveva risposto una raccolta di firme, 350 in totale. Una richiesta di grazia per i lecci della piazza, cui avevano aderito anche nomi di rilievo nel mondo della cultura fanese e italiana.

Si è quindi arrivati alla stesura successiva del progetto, che prevedeva il trasloco dei tre alberi più piccoli e il taglio di una tra le sei piante più grosse, perché ritenuta pericolosa. E a questo punto è entrato in ballo lo spirito di cittadinanza attiva: un professionista fanese ha promosso una raccolta di fondi per pagare le spese dell’espianto e del reimpianto in un giardino privato in zona Caminate.

L'occupazione di suolo pubblico

«Lupus in Fabula – ha spiegato Orazi – si è invece occupata della domanda per autorizzare l’intervento e dell’occupazione di suolo pubblico, prevista per effettuare i lavori del tipo in piazza Marcolini. Occupare 25 metri quadri di suolo pubblico per due mezze giornate ci è costato 170 euro. In precedenza al Comune era stato chiesto se fosse interessato a impiantare il grosso leccio in un’altra area pubblica, sempre a spese dei privati cittadini, però nulla se n’è fatto».

«Continui abbattimenti»

Un’altra punta di frizione, dunque, negli ormai complicati rapporti fra l’ente locale e l’associazione ambientalista Lupus in Fabula, che il mese scorso ha definito «ammazza alberi» la giunta comunale. «Qualsiasi progetto proponga l’amministrazione fanese – conclude Orazi – deve farne le spese il patrimonio verde della città, perché sono sempre previsti abbattimenti. In Municipio ci si riempie la bocca di compensazioni che non ci sono e in ogni caso due o tre nuovi alberelli non garantiscono gli stessi servizi eco-sistemici di una pianta più grande. La sensibilità ambientale dei fanesi è molto più avanzata di chi li amministra, d’ora in poi ci stenderemo davanti agli alberi per proteggerli dai progetti del Comune».

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