Pastore evangelico e la moglie alla sbarra per estorsione, ma l'accusa rischia di diventare un boomerang

Pastore evangelico e la moglie alla sbarra per estorsione, ma l'accusa rischia di diventare un boomerang
Pastore evangelico e la moglie alla sbarra per estorsione, ma l'accusa rischia di diventare un boomerang
di Luigi Benelli
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Giovedì 7 Ottobre 2021, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 16:23

PESARO - Pastore della chiesa Evangelica e moglie a processo per estorsione e lesioni gravi. Ma l’accusa potrebbe tornare indietro come un boomerang per la presunta vittima. Ieri davanti al Gup di Pesaro il caso che riguarda un 49enne e la moglie 52enne originari del Perù. Lui non è solo il pastore della chiesa Evangelica della comunità dell’hinterland di Pesaro, ma gestisce anche l’Istituto per le famiglie, un presidio dove persone bisognose si rivolgono per ottenere pacchi viveri e aiuti.

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Un momento molto partecipato perché diverse persone della comunità hanno necessità.

E così è stato anche nel luglio 2018 quando un marocchino sulla quarantina si è presentato per avere della frutta. La consegna è gratuita, verrebbe richiesta un’offerta simbolica. 

La ricostruzione

Secondo la vittima il pastore non avrebbe giudicato congrua la somma offerta dal 40enne e sarebbe nato un diverbio. Un litigio degenerato tanto che il 49enne - in base a quanto denunciato dalla vittima - avrebbe estratto un coltello e minacciato il marocchino chiedendo più soldi. La vittima non voleva piegarsi a questa pretesa ed è nato un parapiglia. A supporto dell’azione sarebbe arrivata anche la moglie e qui sarebbero volati calci e pugni diretti al 40enne. Morale della favola è che il pastore e la moglie sono finiti a processo per estorsione e lesioni perché la vittima ha prodotto un referto medico con una prognosi di 20 giorni per le ecchimosi e traumi plurimi. Il tutto aggravato dal fatto di aver agito in più persone contro uno. L’avvocatessa della coppia, Silvia Pierini, non ci sta e vuol fare emergere un’altra verità. «Ci sono le dichiarazioni di 15 testimoni che dicono che non sia accaduto nulla quel giorno. Se ci fosse stata un’aggressione tale da comportare ferite guaribili in 20 giorni sarebbe arrivata un’ambulanza, cosa che non è accaduto. Non c’è stato neppure l’intervento dei carabinieri. Siamo a processo per la testimonianza della presunta vittima, della moglie e dei figli. Ma ci sono tanti altri testi che sostengono il contrario. Inoltre l’uomo si è recato dal medico di base per il referto e solo successivamente al pronto soccorso». La prossima settimana ci sarà una ulteriore udienza con altri testi. «Il pubblico ministero ha avanzato la richiesta di sentire la persona offesa e potrebbe emergere una situazione del tutto differente, tale da far rischiare alla presunta vittima l’accusa di falso».

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