Omicidio di Natale a Pesaro, riaperto il processo e subito lo stop. Gli avvocati di Versace contestano le 11 parti civili

L'aula del Tribunale di Pesaro dove ieri si è aperto il processo
L'aula del Tribunale di Pesaro dove ieri si è aperto il processo
di Luigi Benelli
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Giovedì 29 Giugno 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 11:37
PESARO Omicidio Bruzzese, si è riaperto il processo davanti alla corte d’assise di Pesaro. Collegato in video dal carcere di Reggio Calabria c’era l’imputato Rocco Versace, 57enne calabrese accusato di omicidio in concorso, che avrebbe avuto il ruolo di pianificare l’omicidio di Marcello Bruzzese, freddato da una scarica di proiettili il 25 dicembre 2018 davanti alla sua abitazione, in via Bovio, nel cuore del centro storico di Pesaro. La colpa di Marcello è quella di essere il fratello di Biagio, pentito di ‘ndrangheta che con le sue dichiarazioni ha incastrato alcuni membri del clan Crea di Rizziconi.  


Il rimpallo


L’assise era già iniziata a Pesaro ma i giudici nel gennaio 2023 avevano trasmesso gli atti al pm, dichiarando nulla la richiesta di rinvio a giudizio, in quanto è stata presentata ad agosto, e non a settembre. La procura riteneva di poter derogare al periodo di sospensione feriale, mentre per i giudici non era possibile, in quanto la deroga è ammessa per i vincoli associativi, reato non contestato se non come aggravante dell’omicidio. A sollevare l’eccezione erano stati gli avvocati di Versaze: Francesco Albanese e Pasquale Loiacono.


I dubbi


I legali ieri hanno sollevato un’altra eccezione, questa volta sulla legittimità o meno della costituzione di parte civile.

Undici familiari della vittima si erano costituiti tramite le avvocatesse Ada Odino e Grazia Innarelli chiedendo il risarcimento di 1 milione di euro. Eccezione respinta. L’imputato ha chiesto di poter eseguire degli interventi dal dentista, ma c’è stata opposizione chiedendo che l’intervento sia eseguito in carcere e non in studi esterni. La corte si è riservata di decidere. 

Il processo


Intanto si è chiuso l’altro troncone del processo a Ancona, con rito abbreviato, per il 43enne Francesco Candiloro e il 44enne Michelangelo Tripodi (indicati dalla procura come gli esecutori materiali dell’assassinio) che rispondevano di concorso in omicidio volontario aggravato dal fatto di dall’aver agevolato un’organizzazione di stampo mafioso, la famiglia Crea di Rizziconi. 
Cosca alla quale apparteneva Girolamo Biagio, fratello della vittima, prima di diventare collaboratore di giustizia. Sono stati condannati entrambi all’ergastolo. Mentre per i familiari è stata disposta una provvisionale di 100 mila euro. Prossima udienza il 13 luglio con l’ammissione delle prove.

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