Pesaro, imprenditore condannato per truffa: ristruttura e vende le case di due sorelle, ma si tiene il mezzo milione

Pesaro, imprenditore condannato per truffa: ristruttura e vende le case di due sorelle, ma si tiene il mezzo milione
Pesaro, imprenditore condannato per truffa: ristruttura e vende le case di due sorelle, ma si tiene il mezzo milione
di Luigi Benelli
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Giovedì 31 Ottobre 2019, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 12:10

PESARO - Ristruttura e vende gli appartamenti di due sorelle. Ma è accusato di truffa aggravata e appropriazione indebita perché i soldi non sarebbero mai arrivati nei conti delle due donne. Ieri la condanna esemplare (6 anni e 8 mesi) per l’imputato. Si parla di una cifra di 430mila euro. Ma di una perdita per le due sorelle di oltre mezzo milione di euro.

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Secondo le carte dell’indagine Lorenzo Rivera, imprenditore milanese di 47 anni residente a Pesaro avrebbe ricevuto 371 mila euro dalle sorelle (87 e 76 anni) per la ristrutturazione dell’immobile da cui ricavare 4 appartamenti da mettere sul mercato. Poi avrebbe “indotto” le due donne a conferirgli la procura di vendere gli immobili e quindi incassato 430mila euro per la alienazione degli appartamenti “senza corrisponderla alle sorelle”. Il tutto con “artifizi e raggiri”. Per l’accusa si tratta di un “ingiusto profitto con danno patrimoniale alle persone offese di rilevante gravità”.

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Ma non è tutto perché uno degli appartamenti è stato promesso con un contratto “preliminare” a un pesarese. L’uomo ha versato un acconto da 60mila euro ma nel momento del rogito, la sorpresa. Già, perché lo stesso appartamento è stato venduto a un’altra signora pesarese. Ed ecco quindi la seconda accusa di truffa per l’imprenditore, questa volta ai danni del pesarese che avrebbe voluto acquistare l’appartamento ma si è trovato con un pugno di mosche. Avrebbe provato a chiedere il risarcimento del doppio della caparra, ma il pagamento non è mai avvenuto. 
 
Può bastare? No, per le signore non è finita qui, perché si sono viste notificare un decreto ingiuntivo da parte di chi aveva già sottoscritto il preliminare di vendita. E dunque, come emerso in aula, le due signore stanno ancora pagando la caparra al pesarese. «Le due donne – spiegano gli avvocati Andrea Bianchi e Nicola Baiocchi – non solo non hanno visto un euro dei 430mila incassati per le vendite. Ma hanno dovuto affrontare una ingiunzione. Sono rimaste senza nulla e l’imprenditore è sparito. Hanno perso tutti i risparmi di una vita».
Ieri in aula sono stati ripercorsi tutti gli elementi della storia compreso il dato de «il forte sgomento» patito dalle signore, oltre che il fatto che i 430mila euro «rappresentano una cifra esigua rispetto ai 990 mila euro promessi inizialmente dall’imprenditore alle due sorelle». Mentre l’avvocato difensore dell’imputato Diego Soddu ha sottolineato che «era subentrato il fallimento dell’azienda. C’è un debito con le sorelle, ma sostenere che da un punto di vista penale ci sia stato sin da subito l’elemento della truffa tramite un raggiro è una affermazione non provata a livello penale. È forse più un caso da procedimento civile».
La provvisionale
Nonostante la richiesta del pubblico ministero di 2 anni e 3 mesi, il giudice ha inflitto una condanna a 6 anni e 8 mesi e una provvisionale di 300mila euro. «Siamo davvero soddisfatti – chiudono Baiocchi e Bianchi – una pena esemplare, ora è bene che inizi a risarcire il danno.

E’ uno di quei casi in cui possiamo dire giustizia è fatta». Per la difesa Soddu si dice «molto stupito, forse ha pesato l’entità dell’importo. Aspettiamo le motivazioni della sentenza e sicuramente ricorreremo in Appello».

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