Pesaro, l’affare d’oro era un bidone: «Condannate i due promotori». Inchiesta Piramide di carta, chiesta un’assoluzione

Il Tribunale di Pesaro
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Martedì 23 Maggio 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 15:29
PESARO - Ci sono 44 pesaresi che hanno investito soldi convinti di avere lauti interessi. Ma quei denari si sono volatilizzati. Ieri le richieste di condanna per il processo legato all’inchiesta della Guardia di Finanza “Piramide di carta”. A processo per truffa e abusivismo finanziario, tre dei promotori che vendevano quote in provincia di Pesaro, legati alle società Vgm Business Ltd e la Innovative Investment Holding Ltd, tutte facenti capo a Vito Rizzo, già arrestato e giudicato separatamente (3 anni di condanna). 


Si tratta di una donna di 33 anni, un uomo di 45 e un 42enne. I promotori finanziari, in concorso tra loro, avrebbero offerto ai risparmiatori contratti in quote multiple da 3000 euro da destinare a operazioni immobiliari in Italia e soprattutto all’estero promettendo rendite mensili fino al 10% del capitale investito. Investimenti di 6, 12 ma anche 18mila o 30 mila euro volatilizzati nel nulla. C’è chi si è costituito parte civile e spera di riavere dei soldi. I tre sono accusati di promettere investimenti immobiliari in America e Germania, con lauti guadagni garantiti. Le loro pagine social mostravano una vita da sogno, incontri con investitori a bordo piscina.

L’inchiesta è nata perché i finanzieri avevano individuato alcune persone che svolgevano, nella provincia pesarese, un’attività illecita di collocamento di prodotti e strumenti finanziari per un valore complessivo di oltre 3.200.000 euro, promossa da varie società estere, registrate anche in “paradisi fiscali”. Rizzo, per aggirare il divieto della Consob, assieme a un altro personaggio residente nel milanese, avrebbe offerto ai suoi clienti dei nuovi investimenti denominati “Celle o Shares” che avevano la possibilità di essere garantiti anche con diamanti.

Le indagini


Le indagini hanno fatto emergere che i prodotti offerti erano in realtà inesistenti, così come la sede e l’operatività delle società coinvolte erano puramente formali. La guardia di Finanza parlò di una truffa che ha indotto in errore almeno 300 investitori residenti su tutto il territorio italiano. Le indagini hanno consentito di appurare che gli investitori truffati avevano effettuato numerosi e consistenti bonifici su conti svizzeri, maltesi e croati gestiti dal Rizzo. Ieri il pm ha chiesto l’assoluzione per la 33enne, 9 mesi e 8 mesi per gli altri due promotori. Le difese, tra cui l’avvocato Giovanni Sarci hanno chiesto l’assoluzione in quanto gli imputati non avrebbero operato come promotori senza averne titolo, ma come segnalatori.

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