Riceci, la Provincia verso il no alla discarica: l'azzardo dei 3,2 milioni già spesi da Marche Multiservizi

Riceci, la Provincia verso il no alla discarica: l'azzardo dei 3,2 milioni già spesi da Marche Multiservizi
Riceci, la Provincia verso il no alla discarica: l'azzardo dei 3,2 milioni già spesi da Marche Multiservizi
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 13:05

PETRIANO Sui calanchi di Riceci, davanti alla città rinascimentale di Urbino, si profila una vittoria del composito fronte sociale e politico schierato contro la maxi discarica da 5 milioni di tonnellate di rifiuti produttivi progettata dalla società Aurora, partecipata da Marche Multiservizi.

Questo, perlomeno, si evince dalle ultime audizioni presso la commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, in particolare dalle esplicite dichiarazioni al riguardo di Maurizio Gambini, sindaco di Urbino e vicepresidente della Provincia, che consentono anche di individuare il fondamento del risoluto no alla discarica affermato dal presidente della Provincia Giuseppe Paolini, che di fronte ai commissari di palazzo San Macuto ha espresso l’impegno morale di fermare il progetto.

L’interpretazione dei tecnici

Gambini ha ribadito che dal consiglio regionale non è arrivata l’interpretazione autentica del piano dei rifiuti riguardo alla distanza che la discarica deve rispettare dal centro abitato di Gallo (situato a circa un chilometro), affermando però che è arrivata l’interpretazione del funzionario competente «che dice che il rispetto deve essere di 2.000 metri e questa è una questione dirimente». «Ho chiesto al nostro tecnico cosa ne pensasse - ha aggiunto Gambini, riferendosi al dirigente Andrea Pacchiarotti, responsabile del procedimento -.

E anche lui pensa che questo impianto non si possa fare in quel sito per il motivo della distanza principalmente. Poi anche per altri motivi».

La diatriba sulla proroga

Da Maurizio Gambini è stata anche circostanziata la questione della dilazione dei termini concessa dalla Provincia ad Aurora per fornire le integrazioni documentali chieste dal Genio civile della Regione. «Il nostro tecnico - ha affermato Gambini - ci ha riferito che non poteva bloccare l'iter autorizzativo perché comunque erano state modificate le richieste del Genio civile».

Si tratta in pratica di un rinnovo della sospensione del procedimento per 180 giorni, già concessa ad Aurora e scaduta il 12 gennaio, specifico per le richieste del Genio civile, in seguito al ricorso al Tar della società e al successivo impegno di ritirarlo previa interlocuzione con il Genio civile per la rimodulazione delle integrazioni.

La distanza da Gallo

Un punto di caduta che fa giustizia della diatriba tra Provincia e Regione sulla responsabilità della proroga rivelando lo scrupolo del dirigente di evitare che la sua decisione potesse essere impugnata al Tar dall’azienda. In vista della conferenza dei servizi decisoria già convocata per il 6 agosto, ora l’aspettativa è che nella conferenza istruttoria annunciata dalla Provincia entro marzo vengano resi noti gli elementi ostativi all’autorizzazione, in particolare quello decisivo della distanza da Gallo.

Nel caso in cui effettivamente la Provincia negasse l’autorizzazione dell’impianto verrebbe meno l’impegno già sottoscritto dall’amministratore delegato di Marche Multiservizi, Mauro Tiviroli, di comprare dall’azienda Ecoservizi di San Marino per 21,5 milioni di euro il restante 60% del capitale sociale di Aurora (più la quota relativa dell’aumento di capitale). Ma ciò renderebbe anche tangibile l’azzardo dell’acquisto del cosiddetto primo closing avvenuto il 20 dicembre 2022 con il pagamento di 2,9 milioni al partner di San Marino per una quota di Aurora di 20mila euro e il versamento nella società partecipata di 266.666 euro per l’aumento di 100mila euro nominali di capitale deliberato lo stesso giorno.

La quota supervalutata

È rilevante che la quota comprata sia stata supervalutata rispetto al sovrapprezzo dell’aumento di capitale (144 volte in più del valore nominale rispetto a 5,6). Evidentemente il prezzo è stato parametrato, in base alle due diligence eseguite, al rendimento della discarica che secondo la rivelazione di Gambini in commissione («quello che è stato pagato credo che rappresenti lo 0,2% del valore complessivo di tutta l’operazione nei 25 anni») garantirebbe ricavi per circa un miliardo e mezzo di euro. Ma quel prezzo è stato corrisposto prima dell’autorizzazione senza clausole sospensive o risarcitorie per un eventuale esito negativo dell’istanza (non rintracciabili né nel verbale del cda che ha approvato l'operazione né nell'atto notarile per l'acquisto della quota).

Le responsabilità

Sulle responsabilità conseguenti è sensibile la richiesta del deputato Marco Simiani di acquisire i patti parasociali che qualificano Marche Multiservizi, per quanto a maggioranza pubblica, come una società mista a gestione privatizzata (affidata al partner industriale Hera) e non sottoposta a controllo pubblico (l’ha sancito una sentenza della Corte dei Conti).

Peraltro, l’operazione di Aurora rientra tra le attività del libero mercato e l’eventuale investimento improduttivo di 3,2 milioni di euro non sarebbe coperto dalla Tari, quindi non graverebbe direttamente sugli utenti del servizio di igiene urbana, bensì comporterebbe come qualsiasi altro atto sociale una generica responsabilità degli amministratori verso la società e i soci.

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