Per la fusione ai Comuni ex Aset distribuite le riserve proprie, sospetti per la fuga di dati aziendali

La sede pesarese di Marche Multiservizi
La sede pesarese di Marche Multiservizi
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 28 Gennaio 2022, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 10:01

FANO - Le risorse finanziarie liberate per gli investimenti sul territorio fanese dalla fusione dei servizi pubblici locali proposta da Marche Multiservizi proverrebbero per gran parte direttamente da Aset. In altre parole, per il conferimento in Mms del ramo di azienda relativo a gas, acqua, rifiuti e illuminazione pubblica, i Comuni soci di Aset verrebbero ricompensati, per il 57% dei 17,5 milioni di euro da incassare, con il patrimonio della stessa azienda fanese e non di Hera, il partner industriale di Marche Multiservizi che acquisterebbe, dopo l’ingresso dei nuovi soci pubblici, una dote di azioni per recuperare la partecipazione del 45% al capitale sociale. 

Questo significativo risvolto emerge dallo studio sull’aggregazione tra Aset e Mms redatto nel settembre 2019 dal gruppo Hera di Bologna, colosso dei servizi quotato in borsa.

Un dossier che a suo tempo fu consegnato informalmente all’amministrazione comunale, rimasto finora segreto.

Capitalizzazione aumentata
Il dato saliente, rilevato dagli uffici tecnici di Aset, è che quello studio nei suoi valori è superato e deve essere aggiornato per la proposta di fusione deliberata dal Cda di Marche Multiservizi e formalizzata due giorni fa dall’amministratore delegato e dal presidente dell’azienda a tutti i Comuni soci di Aset e a tutti i soci della stessa multiutility pesarese. Infatti, negli ultimi anni, dopo la fusione del 2017 tra Aset servizi e Aset holding, l’azienda fanese si è notevolmente patrimonializzata con un consolidamento economico che è in corso nell’esercizio corrente. In particolare, nel bilancio 2020 sono stati rivalutati per complessivi 24 milioni di euro i beni strumentali del servizio idrico e del servizio gas secondo un’opportunità, che aveva anche un rilievo fiscale, offerta dalle legge 126/2020. Rispetto al bilancio 2018, quello precedente allo studio, il patrimonio netto di Aset si è rivalutato del 79%, passando da poco meno di 35 milioni di euro a 62,5 milioni. Una progressione non confrontabile con quella di Marche Multiservizi, il cui patrimonio netto nello stesso periodo è cresciuto del 5,5% (126,6 milioni di euro nel bilancio 2020).

Il caso Nicolelli
Questo trend porta a rilevare che potrebbe avere un fondamento il valore del 20% di partecipazione al capitale di Mms che il consigliere comunale del Pd Enrico Nicolelli, favorevole alla fusione, citò nel dibattito su Aset pubblica dell’8 aprile 2021. Lo studio di Hera di 20 mesi prima riporta una quota del 16% di capitale attribuita ai Comuni ex Aset, prima dell’acquisto delle azioni da parte di Hera, e del 12/13%, dopo tale operazione. Ma quel valore appunto sarebbe da rivedere perché il rapporto patrimoniale tra le due società nel frattempo è cambiato a favore di Aset.

La dichiarazione di Nicolelli all’epoca suscitò un’immediata richiesta di chiarimento riguardo alla fonte del dato e il consigliere si schermì dicendo che quella percentuale l’aveva detta a caso. Ma oggi, riguardo allo scenario di interlocuzioni riservate evocato anche dalle opposizioni, il contesto è diverso perché c’è la prova di uno studio sui conti della fusione tenuto formalmente segreto per oltre due anni. Tanto più considerando la fibrillazione ai vertici di Aset per la pubblicazione ieri da parte del Corriere Adriatico della sintesi di quel dossier perché secondo un autorevole esperto di conti l’elaborazione dello studio presupporrebbe la conoscenza di informazioni aziendali ulteriori rispetto a quelle ricavabili dai bilanci di Aset pubblicati. Per la cui divulgazione non c’era alcuna autorizzazione.

Le garanzie finanziarie
Per l’aggregazione da compiere in tre fasi, solamente per alcuni servizi e con l’obiettivo di dare a Fano una qualificata rappresentanza nel Cda di Mms (un consigliere da nominare presidente dell'azienda a rotazione con Pesaro), lo studio del 2019 risulta attendibile, in quanto sovrapponibile alla proposta della lettera inviata mercoledì scorso ai soci.

Nel merito tecnico, dei 17,5 milioni di euro che arriverebbero ai Comuni ex Aset, 7,5 sarebbero il provento della vendita di una parte delle azioni di Mms acquisite con il conferimento del ramo di azienda e 10 milioni sarebbero il dividendo straordinario distribuito prima di tale scorporo utilizzando le riserve straordinarie di Aset, che, come confermano gli uffici finanziari dell’azienda, sono sempre erogabili ai soci.

La liquidazione in quella fase ridurebbe per pari importo il valore del conferimento da cambiare con le azioni di Mms e, di conseguenza, l’esborso di Hera per riacquisire la partecipazione al 45% del capitale. Secondo lo studio, ai Comuni ex Aset sarebbero garantiti dividendi annui maggiori di 1,5 milioni di euro, più il canone delle reti gas di 0,8 milioni fino alla nuova gara e gli altri canoni ora pagati da Aset.

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