FANO - Era diventata un’ossessione per lui. Tanto da violentarla, pedinarla e asfissiarla di telefonate. Si faceva trovare davanti alla sede di lavoro e la minacciava di morte, spaventandola con un coltello. Le telefonate? Anche 170 in un giorno. Ieri l’ultimo atto del processo che vede imputato un tunisino di 50 anni, accusato di atti persecutori e violenza sessuale consumata contro la sua ex a Fano, 41 anni moldava, nella zona del porto. Finchè lei ha trovato il coraggio di raccontare e sporgere querela rispetto a più episodi accaduti.
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Secondo l’accusa, lui l’avrebbe pedinata nel parco dei Passeggi, in chiesa, nei luoghi di lavoro e fuori casa per poi minacciarla ripetutamente. Le parole erano pesanti come pietre: «Se non ubbidisci ti uccido e ti faccio a pezzi» o ancora «ti faccio un casino» riferendosi al suo lavoro. Ci sarebbe stata anche una giornata da record con ben 170 telefonate indirizzate alla donna, creando così nella ex uno stato di ansia e paura. Tutto cristallizzato in un incidente probatorio in cui era già stata sentita la donna. Ha riferito sin dalle prime querele di non riuscire più a dormire dallo stress e di avere la gastrite per timore per la propria incolumità. Già, perché oltre alle parole la querela parla anche di calci, pugni, schiaffi. Lei ha persino cambiato casa e numero di telefono pur di non farsi trovare. Ma ci sarebbe dell’altro. Lui l’avrebbe minacciata con un coltello costringendola a consumare dei rapporti sessuali tutt’altro che consenzienti. E ancora botte, calci, pugni tanto da mandarla in ospedale.
Agli atti un referto di ecchimosi al braccio e al collo guaribili in 7 giorni.