Inoltre, storicamente è chiamata la via dei due mari ma, sommo paradosso, la galleria della Guinza che sfonda l’Appennino e attende da decenni di essere recuperata dall’abbandono potrà essere percorsa in un’unica direzione, per di più verso l’Umbria (addio quindi al recupero dei flussi turistici già deviati a Sud delle Marche dalla quadrilatero). E per la seconda canna del traforo, evocata da tutti, tecnicamente ancora non c’è neppure uno schizzo (comunque, costruendola, si otterrebbero 6 chilometri a 4 corsie che spingerebbero velocemente il traffico nel collo di bottiglia della successiva viabilità).
L’ingegnere Alberto Paccapelo, ex dirigente dell’ente Provincia, che a cavallo del passaggio di millennio guidò la progettazione su un nuovo tracciato di una strada a 2 carreggiate e 4 corsie per quel tratto, recepita nei Prg di tutti i Comuni e approvata per la compatibilità con il territorio dal Ministero dell’ambiente, ha l’animo inquieto. «La soluzione è una pezza - afferma -, potrà migliorare in qualche tratto la viabilità esistente, anche se non sarà possibile portare a 10,5 metri strade di 6-7 metri laddove sono attaccate a recinzioni e case. Ma non è certamente ciò che serve al nostro territorio per favorire il trasporto delle merci e sostenere lo sviluppo economico».
«La Regione può bloccarla»
Ora si può recuperare il vecchio progetto, che costerebbe 3 miliardi e 400 milioni di euro perché prevede molte gallerie per mitigarne l’impatto, prima che sia troppo tardi? «Ci vorrebbe un’azione politica decisa - valuta Paccapelo -. La potrebbe promuovere la Regione». In realtà potrebbe cambiare strada anche il Governo, approfittando del nuovo commissario straordinario, visto che ci sono tre parlamentari e una sottosegretaria di questo territorio. Ma su questo l’ingegnere dice che è meglio che non commenti e chiude il discorso.