Bara nel muro: «La salma è quella del Beato Antonio». Ma restano i misteri

Fano, bara nel muro: «La salma è quella del Beato Antonio». Ma restano i misteri
Fano, bara nel muro: «La salma è quella del Beato Antonio». Ma restano i misteri
di Mssimo Foghetti
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Giovedì 5 Dicembre 2019, 10:46

FANO «Sono del beato Antonio da Fano, il fratello dell’Ordine dei Frati Minori vissuto nel 1400, le spoglie rinvenute all’interno della chiesa di Santa Maria Nuova in centro a Fano. All’esterno della cassa infatti è stata trovata una targa che ha dato conferma alle ipotesi». 

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La testimonianza è del vice sindaco Cristian Fanesi che ieri mattina è stato presente all’apertura della cassa di zinco avvenuta in un locale del cimitero dell’Ulivo, dove era stata portata, poche ore prima dal convento dei frati francescani in cui era custodita dal momento del suo ritrovamento il 12 settembre scorso in un locale posto sotto sequestro dalla Magistratura. Sembrava che con l’identificazione della salma ogni mistero che ha circondato questa sepoltura, alquanto strana per la sua posizione in una intercapedine tra il muro della chiesa e quello del convento, nei pressi di una porta murata che tra breve dovrebbe essere riaperta, fosse svelato; invece le circostanze della ricognizione sono state vincolate dal segreto istruttorio dal magistrato Maria Letizia Fucci per la quale evidentemente le indagini non sono finite. 
 
La cassa, come abbiamo detto, è stata traslata nei locali del cimitero dell’ulivo per le attività svolte dal medico legale Paolo Marchionni, nominato dal Tribunale di Pesaro, che ha operato coadiuvato da tecnici e alla presenza delle Forze dell’Ordine. Insieme al vice sindaco Fanesi è stato ammesso a partecipare il dirigente Adriano Giangolini. La cassa di zinco portava l’iscrizione esterna “Beato Antonio da Fano m. 1435” avvalorando dunque la tradizione, ripresa in ultimo da padre Silvano Bracci nel suo saggio sui Frati Minori a Fano. Purtroppo la sua domanda di poter essere presente alla riesumazione del corpo del beato Antonio, la cui sepoltura è stata salvata grazie all’appello da lui lanciato perché nello sfondare il muro gli operai procedessero con cautela, non è stata accolta; eppure la sua testimonianza di carattere storico avrebbe rappresentato un valore aggiunto alla identificazione dei resti del frate. Ora si dovranno attendere le risultanze che emergeranno dal proseguo delle indagini che riguarderanno soprattutto esami di laboratorio. 

«Intanto – ha dichiarato il vicesindaco Fanesi - l’Amministrazione comunale non può che rallegrarsi per un avvenimento tanto raro quanto rilevante per la devozione religiosa. Per questo si confida che quanto prima possa essere restituita all’Ordine dei Frati Minori, d’intesa con i quali si provvederà a ricoverarla nel luogo di culto, una volta terminati i lavori». «Temporaneamente – ha dichiarato padre Bracci – sarebbe opportuno che la bara contenente la salma del beato Antonio da Fano fosse custodita nella sacrestia di San Pietro in Valle, chiesa che, come Santa Maria Nuova appartiene al Comune, fino al momenti in cui, terminate le indagini, le reliquie di questo venerabile frate possano trovare una stabile e degna sepoltura nella chiesa dove hanno trovato riposo fino al 1959, anno della loro rimozione». In ogni caso, avendo la città riscoperto il suo “beato”, nessun trasferimento fuori Comune dovrebbe essere deciso. 

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