Pesaro, la rivolta delle discoteche: «Garantiamo sicurezza, fateci ripartire»

Pesaro, la rivolta delle discoteche: «Garantiamo sicurezza, fateci ripartire»
Pesaro, la rivolta delle discoteche: «Garantiamo sicurezza, fateci ripartire»
di Véronique Angeletti
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Sabato 6 Giugno 2020, 04:45

PESARO - Sfruttare gli spazi all’aperto, disporre tavoli distanziati e mettere buttafuori covid steward in ogni angolo, sono alcune delle idee che i gestori delle discoteche e della sale da ballo del pesarese, sono pronti a mettere in atto. I costi ci sono ma l’importante è esserci.

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Hanno una visione pratica del loro ruolo: sono la garanzia per una corretta convivenza tra sicurezza e divertimenti. «Perché come dice Flavio Briatore – ricorda Mario Secondini, proprietario del “Masai” di Cagli - i giovani, d’estate, non vanno a letto alle 21.30 mentre noi possiamo garantire musica e convivialità». Unico neo, mancano tuttora indicazioni chiare su come organizzare i luoghi di ballo e pure una data per la ripartenza.
 
I protagonisti
«C’è molta confusione» osserva Massimo Gabellini di “Villa Poderosa” a Pesaro, ristorante pizzeria con 2 piste di 100 mq. «Possiamo accogliere sedute e distanziate almeno 400 persone. Ma viviamo un paradosso: mentre le scuole da ballo riprendono le attività, noi siamo fermi. Soldi ne abbiamo perso tutti tantissimi ed è incredibile che ancora non ci si preoccupi del settore. Già darci una data ci consentirebbe di prenotare i gruppi e programmare la pubblicità».
Una data che Luigi Celli del “Modà” di Gradara non ha aspettato. Dal 13 giugno, garantisce musica e cena ogni sabato e, dal 20 luglio fino al 20 agosto, tutte le sere. «Dobbiamo pensare positivo – sostiene – aspettare ci paralizzerà perché non saremo pronti con il cartellone». Applica la soluzione romagnola che spinge le discoteche a trasformarsi in ristoranti.
«Fenomeno che, nelle Marche, avevamo già anticipato» osserva Marco Arzeni della Silb, il sindacato locali da ballo della Confcommercio. Più volte ha chiesto un tavolo tecnico in regione. «Nel pesarese, solo 8 locali non sono ristoranti, il resto sono misti. Però non è detto che per loro sia più facile, alcune insegne sono più note come sale dal ballo che come ristoranti».
Ed è proprio l’autonomia delle varie identità del “Masai” di Cagli a rendere sereni i suoi proprietari. Il ristorante lavora dal 18 maggio e oggi apre con tutte le misure precauzionali la piscina. In tempi no covid, ha una capienza di 700 persone dentro e 500 all’esterno e garantisce divertimento quasi a km zero per l’entroterra a cavallo tra l’anconetano e il pesarese. «Il nostro motto da cinquanta anni – spiega Mario Secondini – è resistere ed adattarsi, ma abbiamo bisogno del protocollo».
Le proposte
Sulla costa, Emilio Danisu che gestisce il “Miù” di Marotta è pronto ad organizzare il locale (1250 persone all’interno ed altrettante nel giardino). «Ridurre la capienza, imporre il ballo distanziato, mettere più buttafuori, esigere la prenotazione e registrare il cliente». Tutto pur di far lavorare per intero il suo mondo: 45 persone a casa e senza cassa integrazione.
Anche Ledio Marcu che gestisce la strepitosa discoteca “Baia Imperiale” a Gabicce, più volte set cinematografico, per una capienza interna di 1300 persone, sta valutando di transformarsi momentaneamente in un American Bar. «Oltre alle persone che non lavorano sono anche preoccupato – confessa - per il fatto che l’Adriatico italiano lascia competitors come Ibiza, la Croazia, la Grecia conquistare degli spazi e i flussi outgoing, i turisti in uscita, si sa, non è facile da riconquistare».

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