Bruno e Diva, una vita insieme fino al ricovero: «E uniti hanno sconfitto il coronavirus»

Pesaro, Bruno e Diva, una vita insieme fino al ricovero: «E uniti hanno sconfitto il coronavirus»
Pesaro, Bruno e Diva, una vita insieme fino al ricovero: «E uniti hanno sconfitto il coronavirus»
di Letizia Francesconi
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 09:54

PESARO - Bruno e Diva, una vita insieme come marito e moglie. Una vita e ora anche una battaglia combattuta e vinta insieme, quella contro il virus. Una storia che commuove per la forza dei protagonisti e per l’età: 90 anni lui e 84 anni lei. Un’età doppiamente critica per la fascia avanzata e per i rischi connessi al Covid. Ricoverati insieme a fine gennaio a Marche Nord, nel reparto di Medicina e sub intensiva del presidio del San Salvatore, insieme hanno lottato e insieme ne sono usciti, tornando a casa a pochi giorni l’uno dall’altro. A raccontare i dettagli è il nipote di nonno Bruna e nonna Diva, Matteo Contardi.

E’ lui a parlare della forza di volontà dei suoi nonni e dell’umanità di medici e infermieri di Marche Nord, ringraziando l’équipe dell’Azienda ospedaliera e gli operatori che li hanno assistiti e curati.

Una lotta, che dopo i primi e duri 14 giorni ha visto il virus rallentare la propria corsa. Certo, effetto delle terapie ormai consolidate e praticate dall’azienda Marche Nord, a cui deve aggiungersi, come più volte ricordato dai medici e primari dei reparti di Medicina e Terapia Intensiva, l’importanza della cura con il plasma iperimmune. 

Il racconto

«Sono trascorsi ormai 20 giorni o poco di più - racconta Matteo – da quando i miei nonni sono entrati nel reparto di Medicina e nelle nuove sale di sub intensiva, aperte di recente con già 24 posti letto tutti occupati. Erano giorni ancora con accessi importanti. Al loro ricovero, nonno Bruno, era in condizioni più gravi con una carica virale elevata e un’alta infiammazione, unita alla situazione dei polmoni che fin da subito i medici avevano ritenuto compromessa, oltre il 50 per cento. Ricoverati nello stesso reparto e solo poche stanze li separavamo. Forse proprio questo, ha dato loro quella forza tale da reagire agli stimoli, alla ventilazione polmonare e alle terapie. Gli stessi medici non avevano certo prospettive ottimistiche, soprattutto considerata l’età avanzata». L’équipe del reparto di Medicina interna e sub intensiva di Marche Nord con il primario Gabriele Frausini e il dottor Luciano Mucci , hanno dapprima praticato la terapia anti Covid ormai collaudata e con l’utilizzo anche dell’eparina fino a valutare, viste le condizioni cliniche e patologiche proprie dei due anziani, l’utilizzo e la trasfusione di sacche di plasma iperimmune. Sono infatti ormai decine come confermano i direttori delle Unità Operative complesse di Intensiva e Medicina Interna i pazienti, anche anziani curati grazie alle donazioni di plasma. Cura, questa conferma il primario di Medicina Frausini, che per molti rappresenta una cura valida contro il Covid, ovviamente se usato nei tempi giusti e sui pazienti giusti, in grado di recepirlo e tollerarlo per avere benefici reali. «E’ ai medici Frausini e Mucci – commenta Matteo – che va il ringraziamento più grande da parte di tutta la nostra famiglia. Dopo quasi due settimane, le condizioni dei nonni sono migliorate. Il contatto con il reparto e il medico referente è stato quotidiano, siamo stati informati di volta in volta sulle loro condizioni e la terapia. La direzione ospedaliera ci ha concesso fra l’altro la possibilità di lasciare in uso un nostro telefono cellulare per comunicare, e quando i nonni con il passare dei giorni miglioravano, senza la necessità del respiratore, siamo riusciti a scambiare anche qualche parola, grazie alla disponibilità degli infermieri. Ora sono tornati a casa tutti e due, nonostante il loro spirito battagliero, ci hanno confidato che di non essere stati affatto sicuri di poter lasciare quel letto di ospedale, con tutti quei tubi e macchinari. Averli di nuovo con noi, poter stare finalmente insieme è adesso il regalo più grande».

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