Anastasiia, l’ultima telefonata diventata fatale: «Ti lascio, aprimi la porta». L'avvocato Rampioni: «Diceva: ho visto la guerra, non ho paura»

A Fano aveva trovato un nuovo amore

Anastasiia, l’ultima telefonata diventata fatale: «Ti lascio, aprimi la porta»
Anastasiia, l’ultima telefonata diventata fatale: «Ti lascio, aprimi la porta»
di Lorenzo Furlani
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 15:04

FANO «Ho conosciuto la guerra, che cosa altro mi può accadere?». Anastasia non percepiva il pericolo. I giorni passati a Kiev sotto i bombardamenti, la morte degli amici per gli attacchi agli obiettivi civili dell’esercito russo avevano in un certo senso anestetizzato la giovane mamma rispetto ai rischi della sua conflittuale relazione coniugale, per la quale già in Ucraina era stata avviata la procedura della separazione a cui il marito resisteva.

A Fano aveva trovato un nuovo amore

A Fano si erano aggiunti il nuovo amore, nato nel luogo di lavoro e già sfociato in una convivenza (il rifugio con il figlio di 2 anni a casa del collega dopo l’ennesimo litigio), e la denuncia per maltrattamenti contro il coniuge formalizzata venerdì scorso.

La percezione del rapporto con il marito falsata dall’orrore della guerra le è costata la vita. Fatale l’ultima telefonata di domenica mattina al coniuge: «Devo prendere i vestiti nella nostra casa, perché ti lascio. Vieni ad aprirmi?».

Cinque ore per la querela

Questo emerge sulle ultime ore di vita di Anastasiia Alashri dalla ricostruzione investigativa dei carabinieri. Nella denuncia delle vessazioni subite dal marito, la giovane ucraina era stata assistita dall’avvocata Laura Rampioni del foro di Bologna, e già di quello di Milano, specializzata nella tutela delle vittime della violenza di genere. Cinque ore aveva richiesto la verbalizzazione davanti al comandante della stazione dei carabinieri di Fano, da parte di Anastasiia, del conflitto con il marito, l’egiziano Amrallah Mostafa Mahjoub Mosta Alashrj, di 19 anni più grande, fuggito a sua volta dalla guerra in Ucraina insieme al loro bambino e ora accusato di avere ammazzato a coltellate la giovane donna. «Per l’esperienza che ho maturato nei casi di maltrattamenti e stalking - afferma l’avvocata Laura Rampioni - quella di Anastasiia era una situazione pericolosa. Mi ero raccomandata che facesse attenzione, particolarmente quando il marito chiedeva di vedere il figlio, affinché si incontrassero sempre in pubblico. Le avevo detto che non poteva stare sola, doveva essere sempre accompagnata da qualcuno tanto che venerdì alle 20,30 mi sono offerta io di portarla in macchina al lavoro presso il ristorante nel centro storico di Fano». La denuncia per maltrattamenti in famiglia ha fatto scattare la procedura del codice rosso, subito comunicata alla procura della Repubblica, che per tutelare la vittima delle violenze prescrive di evitare ogni contatto con l’autore degli atti lesivi, come i carabinieri le avevano spiegato. In pratica, a prendere i vestiti nell’abitazione che la donna aveva condiviso a Fano con il marito, in viale Trieste 6, sarebbe dovuto andare qualcun altro, eventualmente i carabinieri, tanto più perché Anastasiia non aveva le chiavi e per entrare doveva interpellare il marito.

«Una generale sottovalutazione»

«C’è stata una generale sottovalutazione del pericolo, da parte di Anastasiia e anche del suo ambiente - evidenzia l’avvocata Rampioni - le avevo detto che suo marito rappresentava per lei una persona pericolosa. Quando le ho chiesto perché non avesse chiamato prima per la denuncia e perché non avesse paura, lei mi ha risposto perché aveva vissuto la guerra ed era abituata ad affrontare quanto di più brutto poteva esserci». I fatti successivi hanno dimostrato quanto quel sentore e quelle raccomandazioni fossero centrati. In base alle risultanze dell’indagine, nelle sue reazioni l’egiziano ha manifestato il comportamento tipico di chi non sa gestire, per inadeguatezza psicologica e difetto culturale, una separazione, a causa del malinteso senso della relazione amorosa come possesso. 

Particolarmente sconvolto dall’accaduto è il nuovo compagno della vittima, a sua volta 23enne, che l’aveva conosciuta all’Osteria della Peppa, dove lei faceva la cameriera e lui lavora in cucina. Tra qualche giorno, è atteso il ritorno a Fano della madre di Anastasiia, la nonna del bimbo rimasto senza genitori, con la mamma morte e il padre in carcere, e affidato temporaneamente al deputato Mirco Carloni (proprietario con la sorella del ristorante) e alla moglie. Il sindaco Massimo Seri ieri sera in consiglio comunale, dove è stato osservato un minuto di silenzio per Anastasiia Alashri, ha dichiarato che la madre e la sorella della giovane profuga saranno ospiti della città e che in memoria della donna, che non è scampata a Fano a ciò che si portava dietro dall’Ucraina, sarà proclamato un giorno di lutto cittadino.
 

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