ANCONA Mentre i Comuni si ingegnano per far quadrare i bilanci e le città abbassano le luci per risparmiare, le riserve di energia sotterrate davanti alle nostre coste sono sempre meno utilizzate. Si scopre infatti, esaminando gli ultimi dati pubblicati dal Ministero dello Sviluppo economico, che è proseguita anche nel primo semestre del 2022 la flessione delle estrazioni di gas naturale nei mari italiani: nel periodo gennaio-giugno sono stati estratti infatti 876mila metri cubi di gas, poco meno della metà del milione e 876 metri estratti nel corso 2021. La curva delle estrazioni è in calo costante negli ultimi anni: nel 2012 dai mari italiani arrivavano infatti oltre sei milioni di metri cubi di gas, che si sono progressivamente ridotti con lo stop ai piani per le nuove ricerche. La maggioranza dei giacimenti sfruttati si trovano al largo delle coste emiliano-romagnole, che di solito producono fra la metà e i due terzi del gas estratto dai mari italiani.
Il Piano della transizione energetica della aree idonee
Nel Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), approvato a febbraio, sono state individuatele zone dove sarà possibile riavviare prospezioni ed estrazioni di idrocarburi, sospendendo la moratoria del 2019. Ma le riserve dell’Adriatico, comprese quelle a largo delle coste marchigiane, vengono sfruttate con il contagocce ed il Pitesai aggiusta solo parzialmente il tiro. Dal 2010 al 2017 - secondo un dossier di Legambiente Marche - le concessioni produttive di gas hanno estratto 13.549 milioni di metri cubi standard.
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