Tifoso moderato
Non li ha divisi nemmeno l’opposta fede calcistica, Arnaldo interista e Sergio milanista. «Era un democristiano moderato anche nelle passioni sportive», ci ride su. Non li ha divisi, anzi, l’aver attraversato insieme le forche caudine di Tangentopoli, uscendone assolti e a testa alta. «Non fosse stato per l’amicizia nei confronti di Arnaldo Forlani, avrei subito patteggiato, pur essendo innocente. Non vi immaginate quanto tempo e quante sofferenze mi sarei risparmiato». All’indomani della sentenza d’appello che, il 15 gennaio 2004, lo mandò assolto nel processo su presunte tangenti in cambio di appalti dell’Eni-Snam, Sergio Schiavoni, spiegò quanto intimo e radicato fosse il loro rapporto. Anche dopo un processo durato una decina d’anni, dalla condanna in primo grado a tre anni di reclusione all’assoluzione in appello, poi divenuta definitiva. Per la Procura di Ancona, senza il benestare (remunerato con un 5%) di Schiavoni gli appalti dell’Eni Snam erano un sogno proibito per gli imprenditori marchigiani. Un sistema che avrebbe fatto leva proprio sulle solide aderenze di Schiavoni presso l’allora potentissimo leader della Dc. Tesi smontata in appello, quando i giudici presero per buono quanto Schiavoni andava giurando da dieci anni («ero un semplice agente di commercio, mai chiesto mazzette») concludendo che non c’era nessuna prova del fatto che Forlani avesse condizionato quegli appalti. «Avevo affrontato il processo per non lasciare solo nella battaglia giudiziaria Forlani - ricorda Schiavoni - e se la nostra amicizia è sopravvissuta è stato possibile perché era un sentimento vero, senza spazio per il tornaconto».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout