Si riapre il caso-Straccia: le carte alla Dda dell'Aquila

Roberto Straccia
Roberto Straccia
di Maria Teresa Bianciardi
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Giovedì 21 Novembre 2019, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 11:11

ANCONA  - Roberto Straccia somigliava in maniera incredibile a un giovane condannato a morte dalla malavita. «È uguale... gli stessi occhi, le stesse sopracciglia, la fronte...Uguale, uguale». E per un tragico scambio di persona sarebbe stato ucciso a Pescara il 14 dicembre 2011 e poi abbandonato cadavere sugli scogli del litorale di Bari. «Sì, ma l’hanno fatto passare come un suicidio».

L’intercettazione di un collaboratore di giustizia detenuto a Lanciano è diventata una vera e propria testimonianza lo scorso luglio, messa nero su bianco durante un interrogatorio. Ora il dossier è in mano alla Dda dell’Aquila e dopo otto anni dalla morte di Roberto finalmente si apre una breccia. Lo studente 23enne di Moresco, in provincia di Fermo, sarebbe finito in una trappola. Ma quella trappola era destinata a un’altra persona che gli somigliava come una goccia d’acqua. Lo sostengono da sempre i familiari del giovane che da quel 14 dicembre combattono con tenacia contro le continue archiviazioni - ben quattro - disposte dalla Procura abruzzese, che invece ha sempre avallato l’ipotesi di una morte accidentale o per cause volontarie. Invece anche un boss della criminalità calabrese è convinto che la verità sia un’altra. L’ha confidata alla moglie durante un colloquio in carcere poco dopo il ritrovamento del corpo di Roberto e l’ha ribadita nel luglio scorso durante un interrogatorio, dove sarebbero stati fatti anche i nomi dei presunti killer. Tutto questo sull’onda della sentenza della Corte di Cassazione che nel novembre 2018 ha annullato l’ultima archiviazione e con la riapertura delle indagini decisa dal il Gip Bingrazio del tribunale di Pescara su richiesta del legale della famiglia Straccia, l’avvocato Marilena Mecchi.

Moresco, Roberto ucciso per scambio di persona? Riaperto il caso Straccia

Un’accelerata è stata anche impressa dalla trasmissione Chi l’ha Visto? che ieri sera ha mandato in onda un servizio dedicato proprio alla morte di Roberto e mostrando documenti inediti. E confrontando il volto di Roberto con quello - semicoperto per preservarne l’identità - del ragazzo che sarebbe dovuto morire al suo posto. «Abbiamo chiesto che l’indagine venga passata alla Dda de L’Aquila - sottolinea l’avvocato Marilena Mecchi -, a cui tra l’altro sono stati trasmetti gli atti dell’interrogatorio del collaboratore di giustizia. Ha fatto nomi e cognomi dei presunti responsabili della morte di Roberto e guarda caso uno di questi è pugliese. Una cosa è certa: la famiglia Straccia non si farà mettere all’angolo da un’altra archiviazione, abbiamo dieci faldoni che supportano la tesi dell’omicidio per uno scambio di persona». La famiglia Straccia nutre dubbi anche sull’autopsia: «Ha diversi buchi e incongruenze che abbiamo rilevato subito- spiega l’avvocato Mecchi -. È possibile che un corpo dopo 24 giorni in mare sia stato ritrovato con un ipod ancora al braccio, le scarpe allacciate e la bustina di zucchero integra in una tasca?». E ancora: «Abbiamo fatto fare prove di laboratorio, dopo tre giorni ha cominciato ad rilasciare il contenuto. Poi il giorno del ritrovamento il corpo di Roberto era adagiato su uno scoglio mentre la corrente tirava al largo».
 

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