Mandato del Pd per sondare i grillini: "Castelli era più temibile"

Il segretario regionale del Pd Giovanni Gostoli e il governatore della Regione, Luca Ceriscioli
Il segretario regionale del Pd Giovanni Gostoli e il governatore della Regione, Luca Ceriscioli
di Martina Marinangeli
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Sabato 21 Dicembre 2019, 07:39
ANCONA Nel giorno in cui il centrodestra individua nel deputato di Potenza Picena Francesco Acquaroli il suo candidato governatore, dando un’accelerata non da poco nella corsa per le Regionali, nel campo avversario ci si riunisce all’ultimo piano di palazzo Raffaello per un incontro di fine mandato. Tutti insieme a parlare dei cinque anni ormai alle spalle, con sprazzi di riflessioni sul futuro prossimo che porta alle urne. Presenti la giunta, la maggioranza (compresi Popolari Marche-Udc, nonostante il partito stia virando verso destra) e le varie anime del centrosinistra – molte delle quali allo zero virgola – che intendono compattarsi in vista delle elezioni ed inaspettatamente, date le uscite a gamba tesa di alcuni esponenti dello schieramento negli scorsi giorni, si respira un clima di serenità.


 

Non perché l’approssimarsi delle festività natalizie abbia già contagiato tutti, bensì per la scelta di Fratelli d’Italia, considerata favorevole. «Guido Castelli era temuto, mentre Acquaroli è considerato un candidato debole, contro cui è possibile vincere», analizza qualcuno. Non tanto per la persona in sé, quanto perché «spacca lo schieramento, dal momento che non è ben visto da moderati e diverse liste civiche». Mal comune mezzo gaudio, verrebbe da dire, perché stando al sondaggio di Tecné pubblicato ieri dal Corriere Adriatico, l’unico nome al momento messo sul piatto dal centrosinistra, ovvero quello del governatore Luca Ceriscioli, si aggira sul 30% contro il 50% circa dell’avversario, e l’intero schieramento si ferma al 30,6%, a fronte del 50,7% del centrodestra. Un pesante divario che si cerca di colmare chiedendo l’apertura al Movimento 5 stelle del tavolo sul programma e sulla scelta del candidato. Apertura che di per sé sottende altro: con i pentastellati, il nome dell’attuale governatore non sarà più spendibile, così come quello di altri esponenti di partito. E ciò che i detrattori di Ceriscioli non sono riusciti a fare né all’interno del Pd, né al tavolo di coalizione – ieri praticamente all’unanimità muto sulla questione davanti al diretto interessato, nonostante nel precedente incontro la chiusura alla sua candidatura fosse stata richiesta a gran voce da quasi tutti – forse potranno i grillini. Ma su questo fronte si è ancora in attesa del responso da Roma, con il capo politico Luigi Di Maio che non ha ancora sciolto la riserva sulle decisioni da prendere per le Regionali di primavera. Ed allora, tanto vale parlare del passato, in una riunione di fine mandato di quasi tre ore, aperta dalla relazione di oltre 40 minuti del governatore, che con slides – le ormai tradizionali RendicontiAmo le Marche – e tabelle, ha cercato di spiegare ai suoi alleati quanto è stato fatto negli ultimi cinque anni, così che lo si possa comunicare anche ai territori, dove la percezione dell’operato dell’esecutivo è tutt’altro che positiva per oltre il 70% delle persone, sempre secondo il sondaggio di Tecné. Si sono poi susseguiti gli interventi dei partiti per valutare come tradurre in chiave futura le azioni messe in campo durante il mandato: alcuni più ‘pasdaran’, soprattutto dalle anime di Uniti per le Marche, che hanno fatto notare come la percezione negativa delle persone non si legata esclusivamente a Ceriscioli, ma all’intero centrosinistra.
Altri un po’ più critici, come quelli di Italia in comune, ed altri ancora in chiaro scuro (leggi: Articolo 1). Assente il più aspro contestatore del governatore, il capogruppo di Italia Viva Fabio Urbinati, che la scorsa settimana, dalle pagine di questo giornale, aveva chiesto a chiare lettere di mettere alla porta Ceriscioli, puntando su un candidato più competitivo. Chi possa essere questo candidato, però, nessuno lo dice e con ogni probabilità toccherà ai grillini fare un nome alternativo, nel caso l’asse giallo-rosso dovesse andare in porto. E ben seduto sul suo scranno, Ceriscioli sfida gli alleati, rilanciando le primarie di coalizione in caso di disaccordo sul candidato. Quelle primarie che fino a pochi mesi fa parevano un tabù.
 
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