Caso Morani, l'ex governatore Ceriscioli: «Capisco Alessia, serve più politica e meno personalismi»

Caso Morani, l'ex governatore Ceriscioli: «Capisco Alessia, serve più politica e meno personalismi»
Caso Morani, l'ex governatore Ceriscioli: «Capisco Alessia, serve più politica e meno personalismi»
di Lolita Falconi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Agosto 2022, 03:20

«Più politica, meno personalismi e le cose sarebbero andate molto diversamente».
Luca Ceriscioli, ex presidente della Regione: l’ufficializzazione delle candidature Pd per le Politiche ha aperto un caso Pesaro, con Alessia Morani che ha rinunciato alla candidatura. Che opinione si è fatto?
«Capisco Alessia».

 
Capisce la sua scelta?
«Direi di sì. Sembrava fino a poche ore prima dentro, in un posto eleggibile del plurinominale, poi si è trovata in un collegio a sua insaputa. Lei che dice? Sono percorsi che chiaramente possono lasciare il segno. Fosse stato fatto fin dall’inizio un discorso più chiaro magari sarebbe stato anche accettato». 
Si spieghi meglio...
«Si poteva fare un ragionamento politico sulle Marche. Magari si poteva dire che i candidati del Sud andavano messi nei listini perché è più difficile che possano scattare negli uninominali, che quelli del Nord magari era meglio spenderli nei collegi. Poteva esserci un coinvolgimento, lavorare come una squadra, e ci si poteva anche arrivare a soluzioni come questa. Ci potevano essere, ad esempio, dei meccanismi per cui, non dico il candidato di Pesaro ma almeno quello di Ancona fosse garantito visto che nel 2018 non ha avuto il parlamentare. Senza chiarezza invece è tutto più difficile». 
Che ruolo ha giocato per lei Matteo Ricci nella partita? 
«Dobbiamo affrontare le elezioni, dell’ombelico del Pd in questi anni si è parlato anche troppo. I temi fuori sono altri». 
Suvvia...
«Se i passaggi fossero stati più politici e meno personali saremmo arrivati a conclusioni più comprensibili a tutti. Ma pensiamo alla campagna elettorale».
Perché lei non si è candidato?
«Se la mia presenza fosse servita a unire ero anche disponibile, di sicuro non volevo essere un ulteriore elemento di lotte e divisioni. Poi tutto è andato in un’altra direzione, dunque a posto così, non c’è stato neanche il bisogno di intavolare il discorso».
Quali sono i suoi rapporti con Ricci?
«Buongiorno e buonasera». 
Perché?
«Il partito si riunisce molto poco e da remoto. Non ci sono tante occasione di confrontarsi. Però mi faccia dire una cosa: per me prevale l’impegno per la campagna elettorale, che sarà intensa e corta. Le questioni interne andrebbero gestite nelle fasi lontane dalle elezioni». 
L’assetto delle candidature del Pd sarà in grado di contenere la valanga del centrodestra?
«Nel Sud delle Marche dovrebbe. Il messaggio è stato forte, tutte e tre le Province hanno un candidato in posizione eleggibile. Un’attenzione netta che dovrà essere ripagata in termini di voti, immagino».
A Pesaro sarà più in salita?
«Ma guardi, il fatto che si candidi qui il vicepresidente della giunta regionale può essere l’occasione per far notare le promesse mancate del centrodestra per il nostro territorio. Volevano fare la rivoluzione nella sanità, non riescono neppure a mettere le guardie mediche, pensi un po’ lei».
Anno 2024: comunali a Pesaro. Biancani o Vimini?
«Faremo le primarie, immagino».
Chi ha più chance dei due?
«Biancani è molto popolare, Vimini ha portato a casa la Città della cultura. E’ bello avere due figure così qualificate. Vedremo». 
Non è che le tensioni nel Pd porteranno voti a Renzi-Calenda? 
«Secondo me no. La scelta di Calenda è inqualificabile. Solo nel nostro Paese è possibile fare un accordo, stracciarlo come niente fosse e continuare fare politica. Renzi? Peggio di Calenda. Non andranno lontano».
 

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