Reddito di libertà, nelle Marche mancano i fondi: accolte appena tre domande su 64

Il sussidio destinato alle donne vittime di maltrattamenti nel 2022 ha coperto meno di una richiesta ogni 20

Reddito di libertà, nelle Marche mancano i fondi: accolte appena tre domande su 64
Reddito di libertà, nelle Marche mancano i fondi: accolte appena tre domande su 64
di Martina Marinangeli
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Giovedì 12 Ottobre 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 14:36
ANCONA Poche risorse per aiutare le donne vittime di violenza. E bastano i freddi numeri a dimostrare questa grave carenza. Nel 2021 nelle Marche, su 60 domande di reddito di libertà (il sussidio economico mensile riconosciuto alle donne che hanno subito violenza) ne erano state accolte e pagate 57. Nel 2022, lo scenario peggiora drasticamente: su 64 domande arrivate, ne sono state pagate appena tre.  


I dati


E delle 20 inoltrate fino al 27 aprile 2023 ancora nessuna è stata coperta finanziariamente. Un trend negativo che segue quello nazionale e che è dovuto ad un taglio costante delle risorse. Ma per aiutare le donne che subiscono abusi, nelle Marche è stato siglato il primo protocollo regionale di collaborazione tra Inps, ambiti territoriali sociali, centri antiviolenza e case rifugio sul territorio, finalizzato a creare una rete di sostegno per individuare rapidamente l’esistenza di diritti previdenziali a cui possano accedere le donne vittime di violenza.

L’obiettivo è quello di aiutare le vittime ad avere una propria indipendenza economica, aspetto cruciale dato che il più delle volte i maltrattamenti avvengono tra le pareti domestiche per mano di mariti, partner o familiari.

 
Il primato


A presentare il protocollo - valido fino al 31 dicembre 2026 - ieri ad Ancona la direttrice regionale dell’Inps Marche Emanuela Zambataro, che ha descritto il protocollo come «un unicum nel panorama nazionale, per ampiezza degli interlocutori coinvolti e capillarità del servizio previdenziale dedicato, che si estende a tutta la regione». E ha sottolineato come «ci sia anche la violenza economica tra quelle che possono essere esercitate nei confronti delle donne, oltre a quelle fisica, psicologica, sessuale». Di qui l’importanza per le donne maltrattate di conoscere tutti i canali disponibili per scappare dalle mura domestiche nel momento in cui diventano prigioni. Per far funzionare nel concreto il protocollo, sono state formate 25 operatrici Inps e circa 30 volontarie dei centri antiviolenza e delle case rifugio, oltre alle operatrici della Caritas. Un primo passo nella giusta direzione.
 

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