ANCONA - Non ha provocato alcun danno all’Erario il modo in cui per oltre un decennio i vertici tecnici della sanità marchigiana hanno gestito gli accordi sindacali per l’erogazione di indennità aggiuntive di informatizzazione ai medici di continuità assistenziale convenzionati, la cosiddetta guardia medica. A queste conclusioni arriva la sentenza con cui la Corte dei conti delle Marche, ha di recente assolto 11 tra alti dirigenti e manager del servizio Sanità della Regione e dell’Asur Marche, citati a giudizio dalla Procura contabile che contestava invece un danno erariale di 646.289 euro oltre a rivalutazione monetaria e spese di giudizio.
L’indagine della Finanza
Il procedimento contabile era nato da un’indagine della Guardia di finanza che nel dicembre 2016 aveva segnalato alla Procura regionale presso la Corte dei Conti un possibile danno per le casse dell’Azienda sanitaria unica regionale, per scorretta applicazione dell’Accordo Integrativo Regionale Marche sottoscritto a cavallo tra il maggio e il giugno 2007, che prevedeva un’integrazione di un euro l’ora per i medici di guardia in grado di garantire la comunicazione informatica dei dati sull’assistenza ai pazienti, tramite software dedicato, tra loro e i medici di assistenza primaria.
La Procura contabile nell’ottobre 2020 aveva emesso un invito a dedurre nei confronti di 25 tra amministratori regionali e alti funzionari della sanità marchigiana, sia dell’Asur che delle Aree Vaste. Già prima del processo sono state archiviate dal pm 14 posizioni (tra cui quelle dell’ex governatore Luca Ceriscioli e dell’ex assessore alla Sanità Almerino Mezzolani) mentre per altre 11 c’era stata la citazione in giudizio per una presunta indebita erogazione dell’indennità di informatizzazione ai medici di continuità assistenziale, in assenza dei presupposti dell’accordo regionale 2007, che prevedeva la trasmissione tramite software dei dati dei pazienti ai medici di famiglia. Secondo la procura regionale l’indagine aveva provato la mancata realizzazione, a più di dieci anni, del progetto previsto nell’accordo regionale «quale condizione per l’utilizzo del fondo a risultato» e pertanto emergeva «l’indebita e protratta corresponsione, ben oltre i termini consentiti, dell’indennità di informatizzazione ai medici di continuità assistenziale sulla base di modalità previste in via del tutto transitoria».
Richiesta respinta
A tutt’altre conclusioni arrivano invece i magistrati della sezione giurisdizionale, respingendo la domanda risarcitoria della Procura.
I dati statistici
E se la Procura contestava di aver corrisposto le indennità aggiuntive per l’informatizzazione, «a fronte di attività ordinarie già convenzionalmente obbligatorie», il Collegio giudicante conclude invece che i medici della guardia medica avrebbero fatto un “qualcosa in più” rispetto a prima dell’accordo, in conformità anche con le indicazioni del Comitato regionale dei medici di medicina generale nel maggio 2011. Non la semplice compilazione del Modello M, che rimaneva una certificazione medica, ma anche la raccolta di dati statistici sul numero totale di chiamate di assistenza, su sesso ed età degli assistiti, numero di accessi domiciliari e consulti telefonici, invii in ospedale con il 118, attività ambulatoriali e certificazioni rilasciate.
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