L’invito della prof Mazzoli: «Recuperare le ore di lezione, la maturità è una cosa seria»

La prrofessoressa Lella Mazzoli
La prrofessoressa Lella Mazzoli
di Lucilla Niccolini
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Venerdì 6 Marzo 2020, 07:06

Professoressa Lella Mazzoli, dal suo osservatorio nell’ateneo urbinate, da docente di Sociologia della comunicazione, trova che sia urgente trovare una soluzione per l’esame di stato al tempo del Coronavirus? 
«In questo momento ci sono ancora troppi nodi da sciogliere. Però non se ne può prescindere, per rispettare il lavoro fatto finora da studenti e prof». Sarebbe auspicabile una particolare benevolenza da parte delle commissioni, o una sanatoria generale? «Assolutamente no. In qualunque società, il livellamento non ha mai prodotto effetti positivi, per la formazione e la crescita armonica dei giovani». 

I test Invalsi, requisito per l’ammissione alla maturità, si sarebbero dovuti svolgere in questi giorni. Se ne può fare a meno? 
«Confido che il ministero saprà trovare un periodo alternativo, virus permettendo… ». 

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Vista l’emergenza, sarebbe accettabile semplificare le prove, abolendo gli scritti, come è accaduto per il terremoto? 
«Fino a un certo punto. Saranno gli esperti a decidere, ma non mi sembra una soluzione idonea. Ogni studente sa esprimersi meglio nello scritto, o nell’orale. Le conoscenze vanno verificate con entrambi i criteri valutativi. Facciamo lo stesso all’università. Si può mediare: se non sono praticabili le prove scritte, le commissioni dovranno trovare un sistema per lasciare che i candidati possano esprimersi in tutte le forme che sono più congeniali al loro stile di apprendimento, e dimostrare le competenze, non soltanto con un colloquio. L’espressione scritta e quella orale devono integrarsi, per non avvantaggiare solo alcuni». 

A compensare i giorni di lezione perduti, pensa che sia opportuno allungare il periodo scolastico fino alla fine di giugno? 
«Potrebbe essere una soluzione, ma con un “però”. La formazione scolastica è fondamentale in un paese moderno, ma non si può perdere di vista l’economia italiana. Spostare in avanti la chiusura della scuole significherebbe dare un’ulteriore spallata al turismo, una voce importante. Piuttosto, una volta riaperte le scuole, utilizzerei tutti i pomeriggi per recuperare le ore di lezione perse, e anche il sabato, dov’è in uso la settimana corta. Tutti gli spazi temporali, prima destinati ad altro, potrebbero essere dedicati alle lezioni frontali. E poi, non conta tanto il numero delle ore, quanto l’intensità del lavoro e l’impegno che si dedica allo studio. Sarà un sacrificio, da chiedere a docenti, ragazzi e famiglie, ma penso sia la soluzione migliore».

Nel frattempo, crede che la didattica a distanza sia idonea a preparare gli studenti per una prova così importante? 
«Credo talmente tanto nella didattica online, che la uso già da vari anni.

Alla Scuola di Giornalismo di Urbino abbiamo sperimentato con successo, prima ancora dell’affermarsi dell’e-learning, il “No paper project”. E continuiamo a lavorare quasi integralmente online. Certo, bisogna averne le competenze. Ma mi pare che le scuole superiori si stiano attivando. Conosco esperimenti ottimi. E comunque, sarà questa l’occasione per migliorare: prendiamola come un’opportunità». 

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