La stangata di fine estate, storie dalle Marche in (maxi) bolletta. E c'è chi chiude bottega

Le storia e la rabbia di chi resiste e di chi è costretto ad arrendersi

La stangata di fine estate: maxi bollette nelle Marche. E c'è chi chiude bottega
La stangata di fine estate: maxi bollette nelle Marche. E c'è chi chiude bottega
di Maria Teresa Bianciardi
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Lunedì 5 Settembre 2022, 15:34 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 08:47

La guerra lascia macerie anche nelle Marche. Iniziano a chiudere le prime attività commerciali, soprattutto quelle a gestione familiare, che rappresentano il cuore pulsante dei centri storici, punti di riferimento dei cittadini: quello che il Covid non è riuscito a distruggere, viene cancellato dal conflitto in Ucraina che si ripercuote nella nostra regione con un'esplosione di rincari di luce e gas. E l'effetto delle maxi bollette è dirompente.

Bollette della luce triplicate in un anno

L'ultima denuncia è arrivata da Silva Tenenti, titolare del resort Finis Africae di Senigallia, che ha tradotto in cifre la sua disperazione:«Per la luce siamo passati dai 7.400 euro del luglio dell’anno scorso a 21.800. Il triplo». Ma la sua è una condizione estrema che rimbalza di provincia in provincia e colpisce a raggiera gli esercizi commerciali e turistici della regione. Drammatica la situazione della catena di ristoranti self-service Pesca Azzurro sparsi tra Fano, Cattolica e Rimini. Il video con in mano la bolletta da 41 mila 766 euro mila euro, postato via social in poche ore è diventato virale. E Marco Pezzolesi, gestore e amministratore, fa i conti al centesimo: «Sommando i costi energetici dei vari punti della catena, solo a luglio il conto finale supera i 100mila euro.

Quello che preoccupa tutto lo staff e il settore in genere, è una crescita continua in bolletta, al momento siamo a 0,49 centesimi di euro per kilowattora ma pare che entro il mese si possa arrivare addirittura a 0,87».

Costretti a chiudere per le super bollette

C'è chi prova a resistere, chi invece ha deciso di chiudere bottega. È il caso dello storico negozio di generi alimentari Cecchetti di Monte Urano, che dopo quasi 55 anni di attività, è costretto a chiudere proprio a causa dell'aumento della bolletta dell’energia elettrica, passata da una media mensile di mille euro a 4.500 euro. «Prima chiudo e meglio è. Non voglio indebitarmi» è la sintesi razionale di Marcello Giustini, che tutti conoscono con il nome di Nando, gestore di riferimento dell’attività che nei giorni scorsi si è definitivamente arreso.

Il caro energia ha colpito anche la storica Pasticceria Zoppi di via San Francesco a Jesi: la ragioniera Teresa Coltorti ha raccontato che in diciotto giorni di apertura a luglio (19 luglio al 1 agosto il locale era chiuso per ferie) è arrivato un conto da 8mila e 262 euro in bolletta. «Un importo mai visto – dicono da Zoppi –: il confronto con un anno fa, quando invece eravamo rimasti aperti per tutti i 31 giorni di luglio, è eloquente: 2mila e 935 euro». 

Ma il sipario sta per calare  anche sul Caffè Roma, bar all’angolo tra corso Mazzini e piazza Roma ad Ancona, gestito dalla famiglia Avello e diventato punto di riferimento per gli anconetani.

Tutto aumenta, gestioni impossibili

Il tema è sempre quello, un refrain dal sapore amaro misto a tanta rabbia: «Non solo le bollette, che sono aumentate dalla fine del 2021 con il raddoppio delle spese per la corrente - sottolinea il titolare Antonio Avello - ma anche il contratto d’affitto in scadenza. Non possiamo permetterci di comprare il bar. Che avremmo dovuto fare? Alla fine vince sempre il denaro, andare avanti in queste condizioni è impossibile. I costi sono diventati insostenibili per tutti. I rincari si vedono ovunque, dalle bollette all’acquisto delle materie prime: il prezzo del latte è quadruplicato nel giro di pochi mesi, così come quello dei prodotti da forno. Questa situazione è la mazzata finale dopo il periodo del Covid».

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