Ludovico Scortichini (Go World): «Mancio è il nostro ambasciatore.Ora gli hotel da Petroldollari»

Ludovico Scortichini (Go World): «Mancio è il nostro ambasciatore.Ora gli hotel da Petroldollari»
Ludovico Scortichini (Go World): «Mancio è il nostro ambasciatore.Ora gli hotel da Petroldollari»
di Veronique Angeletti
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Martedì 29 Agosto 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 12:30

Con l’ex Ct della Nazionale azzurra Roberto Mancini nuova guida tecnica dell’Arabia Saudita, abbiamo un testimonial marchigiano in un paese ricco di petrodollari.
Ludovico Scortichini, Ad di “Go World” e Presidente del gruppo turismo di Confindustria Marche, come la nostra regione può intercettare i turisti sauditi?
«Avere una forte personalità come Roberto Mancini in Arabia Saudita significa avere un ambasciatore del nostro territorio in loco che genera una comunicazione indotta da sfruttare lavorando sui suoi due cappelli».

 
Può spiegare?
«È un testimonial e un Ct dell’Arabia, il che necessita di studiare specifiche strategie promozionali da mettere quasi subito a terra in un contesto non facile.

Ricordo che l’Arabia Saudite vuole essere un player nel mercato del turismo e sta investendo miliardi con l’ambizioso obiettivo di accogliere 100 milioni di visitatori all’anno entro il 2030. Ma ricordo anche che il saudita è un turista con una grande capacità di spesa e d’investimenti attratto dalla nostra cultura, bellezza, creatività e dai nostri brand».


Cosa dobbiamo fare per attrarli?
«Il mondo arabo è un mondo frammentato, con tante divisioni e tante individualità e l’accoglienza dei turisti è diversa a seconda dei paesi. Il mio grande anzi gigantesco dubbio è che le Marche non sono pronte a questo tipo di accoglienza. A parte la Conero Endurance Cup, una gara prestigiosa di cavalli, che coinvolgeva un’élite, non attiriamo molti turisti dell’Arabia Saudita, dal Kuwait od ancora degli Emirati come sono stati capaci di attrarre la Sardegna, la Toscana o il Veneto e Milano». 


Cosa consiglia di fare?
«Innanzitutto, rendere più lussuosi gli alberghi. E questo non è un problema in quanto se c’è un mercato, l’investimento si fa. Ma anche professionalizzare l’accoglienza. Ossia preparare, formare il front office, le guide, i driver, i ristoratori per questo tipo di accoglienza. Come cinque anni fa si è fatto per chi lavorava nelle boutique del Quadrilatero della moda di Montenapoleone a Milano. Dopotutto vantiamo numerosi brand di alta fascia. Per soddisfare i clienti, non basta offrire servizi eccellenti ma fondamentale è la conoscenza e la comprensione di tradizioni e culture distanti dalla nostra. Dobbiamo essere “Muslim friendly”».


Qualche esempio?
«Essere premurosi, stringere la mano delicatamente ma a lungo, non dire mai no direttamente, non approvare alzando il pollice. Stare attenti ai cibi “halal”, quelli consentiti dalla tradizione musulmana, segnalare i piatti con ingredienti “haram”, cioè proibiti. Prevedere molti piatti a base di verdura, frutta e pesce».


Negli Hotel?
«Predisporre ambienti dove non è consentito bere e dove uomini e donne possano stare separati. Anche uno spazio riservato alla preghiera. Le camere devono essere più spaziose magari con stanze comunicanti perché spesso arrivano gruppi numerosi e la famiglia si porta il personale di servizio. Un tappetino per la preghiera, evitare bevande alcoliche nel frigobar, predisporre i canali televisivi più seguiti in lingua araba».
 

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